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I migranti sono il nostro inconscio
Da quando Freud ha chiamato inconscio quella terra di nessuno che ci abita, additandolo come il selvaggio che dobbiamo riconoscere per nostro, l’inconscio ha allargato pian piano il suo territorio, […]
Da quando Freud ha chiamato inconscio quella terra di nessuno che ci abita, additandolo come il selvaggio che dobbiamo riconoscere per nostro, l’inconscio ha allargato pian piano il suo territorio, […]
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 31 marzo 2018
Da quando Freud ha chiamato inconscio quella terra di nessuno che ci abita, additandolo come il selvaggio che dobbiamo riconoscere per nostro, l’inconscio ha allargato pian piano il suo territorio, divorando tutto quello che ha trovato sul suo passaggio. Anche Prospero, alla fine della ‘Tempesta’, dice del mostro che ha cercato inutilmente di educare: «Questa cosa oscura la riconosco per mia». Dopo di che, insieme ai sovrani e agli innamorati, abbandona l’isola a Calibano. Oggi sembra che anche noi stiamo abbandonando la terra a ‘quella cosa oscura’, senza riconoscerla per nostra. Sembra che tutto stia diventando inconscio, che tutto sia...