Alias Domenica
I Pinocchi di Manganelli
Crescevano di numero e io ne ero turbata.. Nella casa di via Senafè spuntavano ovunque esemplari del burattino, figura, per Giorgio Manganelli, dell’idea stessa di letteratura. Viola Papetti rievoca quell’amore non condiviso. Sin da piccolo lo scrittore detestava la metamorfosi di Pinocchio in bambino
Crescevano di numero e io ne ero turbata.. Nella casa di via Senafè spuntavano ovunque esemplari del burattino, figura, per Giorgio Manganelli, dell’idea stessa di letteratura. Viola Papetti rievoca quell’amore non condiviso. Sin da piccolo lo scrittore detestava la metamorfosi di Pinocchio in bambino
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 25 agosto 2019
Giorgio Manganelli si laureò in «pinocchiologia», commenti, letture, interpretazioni che hanno incrementato la rete interstuale postcollodiana, e in «pinocchiesco» (vedi Maiello, «Riga» 25). Lo prova quanto lui stesso scrisse prima e dopo il fatidico Pinocchio: un libro parallelo del 1977, l’odissea cubica del nostro eroe. Su Pinocchio – «forse l’unico mito classico che ci viene dall’Ottocento» – egli meditò a lungo. «Infantile ma non dimidiato Odisseo, Pinocchio ha un itinerario, un percorso da seguire, ‘fatiche’ da superare; come si addice ad un eroe, il compimento dell’itinerario è il presupposto della morte» («Carlo Collodi: Pinoccchio», «L’Espresso», 1968). Il suo destino è...