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I silenzi della Lega prigioniera del protocollo

I silenzi della Lega prigioniera del protocollo

Sport Il focolaio esploso durante il ritiro della nazionale ripropone tutti gli interrogativi intorno alla gestione della pandemia nel mondo del calcio

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 3 aprile 2021

Ancora Covid-19, ancora positivi. E ancora quel protocollo scritto da Cts e Lega calcio alla fine della primavera 2020 con i contagi prossimi allo zero. Nelle ultime ore c’è assai tensione nella Serie A per il gruppetto di positivi che si è generato nel gruppo della nazionale italiana di ritorno dalla Lituania. Una situazione che mette in pericolo la regolarità, se di regolarità ancora si può scrivere, del campionato. Il 29 marzo la nazionale, calciatori e staff, viene sottoposta a un giro di tamponi a poche ore dalla partita con i baltici, la terza in pochi giorni, qualificazioni ai Mondiali del Qatar del 2022. Tutti negativi, ma un componente dello staff però mostra sintomi: di corsa in Italia, sottoposto a test che dà esito positivo. Il giorno dopo, nuovo giro di test, i risultati non arrivano in tempo per la partita degli azzurri.

POCHI MINUTI dopo la fine, la sorpresa, ma neanche poi tanto: nel gruppo della nazionale ci sono quattro positivi. Che, ovviamente, non salgono sull’aereo con il resto della comitiva azzurra per l’Italia. Rispediti al mittente su charter privato e poi subito in isolamento. Una volta a casa la comitiva Italia, è emersa la positività di Leonardo Bonucci, difensore della Juventus. Gli altri azzurri, sinora, testati con tamponi antigenici e molecolari, sono negativi, compreso Donnarumma, nella stessa fila di Bonucci sull’aereo.

SITUAZIONE sotto controllo? Proprio, no. La Roma, che conta tre nazionali – Mancini, Pellegrini, El Shaarawy – su decisione dell’azienda sanitaria locale, si isola. Va in bolla. Come fece il Napoli dopo i casi di positività che impedirono agli azzurri di sfidare la Juventus, a ottobre. Il Sassuolo, con Locatelli e Berardi negativi, decide autonomamente di non rischiarli in campionato proprio contro i giallorossi, partita in programma oggi. Tenuti fuori, per evitare guai, per innescare un focolaio simile a quello della nazionale italiana. Insomma, ognuno segue la sua linea: test ripetuti, tensione tra atleti, allenatori, società che così rischiano di veder svanire la possibilità di schierare i propri calciatori nel momento clou della stagione. Nel frattempo, s’ingrossa la fila dei positivi, dallo staff azzurro sono infettati anche Gianluca Vialli e Daniele De Rossi.
E la Figc e la Lega? Silenzio assoluto. La colpa? Essere ancora prigionieri di quel protocollo sanitario totalmente inadeguato, che ha ovviamente consentito alle Asl di esercitare il proprio potere in materia di sicurezza pubblica (vedi i casi Juve-Napoli e Lazio-Torino) e che non tiene conto delle varianti, che annullano l’immunità di chi è stato già colpito dal virus.

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