Internazionale
Il cuore spezzato di Mosul
Reportage Ordigni inesplosi, cadaveri sotto le macerie, i palazzi delle torture dello Stato Islamico: a un anno dalla sua liberazione, la città irachena è ancora prigioniera della guerra. «Tranne l’aria, ci hanno portato via tutto. Facciamo anche il caso che le case un giorno le ripariamo. Ma dei nostri cuori che ne facciamo? Chi li ripara quelli?»
Strade deserte e palazzi crivellati di colpi a Mosul ovest. – Ivan Grozny Compasso
Reportage Ordigni inesplosi, cadaveri sotto le macerie, i palazzi delle torture dello Stato Islamico: a un anno dalla sua liberazione, la città irachena è ancora prigioniera della guerra. «Tranne l’aria, ci hanno portato via tutto. Facciamo anche il caso che le case un giorno le ripariamo. Ma dei nostri cuori che ne facciamo? Chi li ripara quelli?»
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 13 settembre 2018
Ivan Grozny CompassoMOSUL
La città è avvolta da una nuvola di sabbia, dagli altoparlanti del taxi esce la voce di Fairuz e fuori dai finestrini sembra che tutto sia sospeso. Mosul est si presenta così, buia e poco trafficata. Sono le sette del mattino e c’è pochissima gente in giro. Un bambino pulisce il vetro del taxi ma invece che migliorare la visibilità la peggiora. L’autista gli lascia qualche lira irachena e al verde scatta. QUESTA È LA PARTE più moderna della città, quella meno danneggiata. Ci dirigiamo verso l’università e non si può smettere di guardare fuori dal finestrino. Qualcuno dorme lungo...