Internazionale
Il difficile cammino di Shengal: da preda a laboratorio politico
Iraq Nell’agosto 2014 iniziava la brutale occupazione dell’Isis. Sette anni dopo la comunità ezida usa l’autogoverno contro l’assedio degli Stati e gli ostacoli interni: «All’inizio l’interesse per il confederalismo democratico è stato acritico, più per sopravvivenza che per consapevolezza politica. Oggi quel modello è in fieri»
La sala comune nel cimitero dei martiri sul monte Shengal – Chiara Cruciati
Iraq Nell’agosto 2014 iniziava la brutale occupazione dell’Isis. Sette anni dopo la comunità ezida usa l’autogoverno contro l’assedio degli Stati e gli ostacoli interni: «All’inizio l’interesse per il confederalismo democratico è stato acritico, più per sopravvivenza che per consapevolezza politica. Oggi quel modello è in fieri»
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 15 agosto 2021
Chiara CruciatiDI RITORNO DA SHENGAL
Entrare a Shengal non è semplice. Intorno alla regione nord-occidentale dell’Iraq checkpoint militari sono disseminati in un deserto privo di ostacoli naturali e umani, territorio aspro che ha permesso all’Isis di macinare chilometri e ingoiare comunità. A controllare quei checkpoint non è quasi mai, direttamente, il governo centrale di Baghdad. Sono milizie paramilitari di diverso colore e affiliazione, di opposta e contrastante fedeltà a poteri esterni. Dettano legge nel loro spicchio di territorio, decidono chi passa e chi no. UNA COSA IN COMUNE ce l’hanno: la necessità di isolare Shengal e la sua autonomia. Sono trascorsi esattamente sette anni dal...