Il governo vuole far chiudere centinaia di giornali
Il Presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna Nei prossimi giorni il Governo decreterà la chiusura di centinaia di giornali, quotidiani e periodici editi da cooperative no profit o […]
Il Presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna Nei prossimi giorni il Governo decreterà la chiusura di centinaia di giornali, quotidiani e periodici editi da cooperative no profit o […]
Il Presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna
Nei prossimi giorni il Governo decreterà la chiusura di centinaia di giornali, quotidiani e periodici editi da cooperative no profit o enti morali.
Il termine decreto non è casuale, in quanto una misura così importante verrà assunta con il maxiemendamento che verrà presentato in occasione dell’approvazione della legge di bilancio.
Senza discussione parlamentare, senza confronto.
Una legge a tutela delle minoranze e del pluralismo viene azzerata dalla maggioranza con un colpo di spugna.
Il Movimento Cinque Stelle ha sempre dichiarato la propria contrarietà al finanziamento pubblico all’editoria; la Lega ha prima dichiarato di non essere d’accordo all’abrogazione dei contributi, per poi cedere incondizionatamente alla proposta dell’alleato di Governo.
Ma il sostegno pubblico all’editoria e la trasparenza dei mezzi di finanziamento sono previsti dall’articolo 21 della Costituzione e interventi legislativi su argomenti del genere richiederebbero, in un sistema democratico, un confronto civile, sociale e parlamentare.
Tutto, invece, verrà risolto con un maxiemendamento e qualche tweet, e a partire dal 2019, cioè a dire tra due settimane.
Molti giornali editi da cooperative no profit o da enti morali chiuderanno a breve, o saranno costretti a operare drastici tagli; perché ridurre o azzerare i contributi pubblici senza aver prima provveduto ad una riforma organica del settore significa, semplicemente, chiudere i giornali, nessuna gradualità è possibile; significa ingrassare le fila dei richiedenti il reddito di cittadinanza di migliaia di persone che non saranno più dipendenti di aziende che fruiscono di contributi dello Stato, facendo cultura ed informazione; ma semplicemente uomini assistiti dalla Stato; e, quando terminerà il reddito di cittadinanza, poveri, nonostante la povertà, non per decreto, ma per annuncio, sia stata “abolita”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, più volte negli ultimi giorni ha richiamato il Governo sull’esigenza di tutelare i giornali, i giornalisti e tutte le minoranze, linguistiche, culturali, politiche e sociali che ancora animano il pluralismo nel Paese. Pluralismo che è un servizio pubblico essenziale e il cui costo di breve termine non è mai superiore al beneficio in termini di democrazia nel medio periodo. Certo discorsi inconsueti nell’attuale panorama politico fondato sugli spot.
Chiediamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di intervenire per chiedere al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di sottoporre misure di rilievo costituzionale ad un confronto civile e democraticoche non può avvenire in poche ore con un maxiemendamento ad una legge di bilancio.
F.I.LE.
Federazione Italiana Liberi Editori
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