Cultura
Il mondo saturo
Intervista Un incontro con l'artista americano in occasione della sua mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma. «Fotografo finché non ottengo ciò che voglio. Organizzo il set, metto in posa i modelli, curando tutti i particolari e poi sopraggiunge anche la magia»
LaChapelle, «Deluge», 2006, Chromogenic Print – ©David LaChapelle
Intervista Un incontro con l'artista americano in occasione della sua mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma. «Fotografo finché non ottengo ciò che voglio. Organizzo il set, metto in posa i modelli, curando tutti i particolari e poi sopraggiunge anche la magia»
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 1 maggio 2015
Un eterno ragazzo dallo sguardo triste, così appare David LaChapelle (Fairfield, Connecticut 1963, vive e lavora tra Los Angeles e le Hawaii) con il cappello alla Boy George, gli stivali texani e la giacca appartenuta ad un veterano della guerra del Vietnam da cui si intravede una maglietta rossa con il volto di Michael Jackson alla Che Guevara. La smania di accendere una sigaretta – che è lì, dietro l’orecchio – è dominata, almeno momentaneamente. L’artista noto per i suoi scatti surreali, eccessivi e trasgressivi risponde pacato alle domande, prendendosi il tempo per riflettere e guardando sempre negli occhi. Intorno...