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Il sogno eternizzato nella chiave del ritorno

La chiave del ritorno nel campo di Aida a Betlemme (Foto Ap)La chiave del ritorno nel campo di Aida a Betlemme – Ap

Israele/Palestina Lo capii da Munther Amira nel campo profughi di Aida: parlava della «trappola» che era stata la trasformazione delle povere tende del ’48 prima in rifugi con il tetto di latta, poi in case di cemento, ammucchiate l’una sull’altra – ma alcune anche belle, diceva. Non era rimasto che questo, alla sua gente: la dignità di rifugiati e il sogno «legale» del ritorno

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 24 dicembre 2023
Una famiglia di profughi, a Betlemme, a Natale. Forse vi ricorda qualcosa. Ma qui tutto è più feroce e irrazionale che ai tempi di Erode e dei Romani quando, secondo il vangelo di Matteo, Giuseppe «levatosi, prese il bambino e sua madre e di notte partì per l’Egitto», per sfuggire alla strage degli innocenti. Qui i profughi sono eternamente tali, sono qui dal 1948: proprio perché in Egitto non ci sono voluti andare. Perché in ogni famiglia, di generazione in generazione, hanno tramandato la speranza e il suo simbolo, la chiave del ritorno alle case da cui furono cacciati già...

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