Italia

Il trauma del «presunto scafista», quando la salvezza finisce dietro le sbarre

Il trauma del «presunto scafista», quando la salvezza finisce dietro le sbarreUn’immagine da «Io capitano» di Matteo Garrone

Maysoon, Marjan, Samir e gli altri «capitani» Chi frequenta gli sbarchi sa che le modalità di identificazione avvengono sempre allo stesso modo. Procedure veloci e standardizzate effettuate dalle forze dell’ordine, con poco ausilio di adeguata mediazione linguistica e nessuna presenza di figure legali

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 3 ottobre 2024
Si sa che attraversare il mare su un gommone fatiscente o un’imbarcazione di fortuna è cosa assai pericolosa. E lo sanno tutte le persone che ogni giorno lo solcano rischiando la vita per mano di trafficanti senza scrupoli. Quello che non sanno è un altro modo in cui quel mare che li separa dalla salvezza può essere estremamente pericoloso. C’è un rischio che non può essere contemplato da chi parte: essere accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, «presunto scafista». Abbiamo conosciuto le storie di Maysoon e Marjan, le due attiviste iraniane sbarcate e arrestate in Calabria che, invece di ottenere la...

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