Alias Domenica
Immersioni nella cultura del carnefice: un romanzo di Aharon Appelfeld
Dal lager alla letteratura «Il mio nome è Katerina», da Guanda
Roman Stanczak, «Cupboards», 1996
Dal lager alla letteratura «Il mio nome è Katerina», da Guanda
Pubblicato più di un anno faEdizione del 26 marzo 2023
Come un agrimensore dello sterminio, Aharon Appelfeld ci ha ammaestrato al suo raccogliere ricordi, immagini, vocaboli di una lingua perduta, nomi di persone dileguate, fragili frammenti di oggetti emersi dalle ceneri. I suoi romanzi hanno dato voce a indimenticabili figure di fuggitivi e superstiti, a esseri spaesati in cerca di un nuovo impossibile inizio. Scrisse Il mio nome è Katerina (traduzione di Elena Loewenthal, postfazione di Susanna Nirenstein, Guanda, pp. 240, € 18,00) all’età di cinquantasette anni, poco dopo aver pubblicato Badenheim 1939, Storia di una vita e L’immortale Bartfuss. Nella luminosa e scabra attività di scrittura che contrassegnò gli...