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In compagnia dell’Emirato sbagliato
Crisi libica Con l’Emiro del Qatar, mentre lui finanziava centri islamici, ospedali e università, comprandosi aziende, armi e manager, l’Italia si è messa allegramente alla cassa chiudendo un occhio, e forse due, sui Fratelli Musulmani, qui e in Libia. Così, per farci intendere come funziona, ci hanno mandato Haftar nel cortile di casa, a Tripoli
L'emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani – LaPresse
Crisi libica Con l’Emiro del Qatar, mentre lui finanziava centri islamici, ospedali e università, comprandosi aziende, armi e manager, l’Italia si è messa allegramente alla cassa chiudendo un occhio, e forse due, sui Fratelli Musulmani, qui e in Libia. Così, per farci intendere come funziona, ci hanno mandato Haftar nel cortile di casa, a Tripoli
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 16 aprile 2019
Pensavi di viaggiare in business class e ti trovi appollaiato su uno scomodo ma costoso strapuntino. È la sensazione che dà il nostro governo nella crisi libica. Per mesi ha fatto finta di non accorgersi di nulla, ha fatto credere che la soluzione fosse chiudere i porti. Con affermazioni fuori dalla realtà – la Libia è un porto sicuro – e ora si trova sotto ricatto del suo fantoccio Serraj che minaccia l’arrivo di 800mila profughi, non più migranti ma rifugiati di guerra. Ecco dove ha portato la fantomatica «cabina di regia». Deve solo sperare che fallisca la guerra lampo...