Alias Domenica
In Russia all’inizio del Novecento, amore e massimi sistemi al fresco di un gazebo
Speciale "Villeggiature d'antan" Già ai tempi di Pietro il grande, che voleva trattenere anche in estate i suoi magnati vicino alla nuova capitale, la dacia divenne un concentrato dei valori e delle istanze fondative della cultura russa, la cui lingua ha un equivalente per «riposo», ma non per «vacanza»
Gleb Sevinov, «Interno dell'atelier», 1977
Speciale "Villeggiature d'antan" Già ai tempi di Pietro il grande, che voleva trattenere anche in estate i suoi magnati vicino alla nuova capitale, la dacia divenne un concentrato dei valori e delle istanze fondative della cultura russa, la cui lingua ha un equivalente per «riposo», ma non per «vacanza»
Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 23 agosto 2020
Di tutte le profezie degli inesausti sognatori cechoviani, che incendiano il grigiore dello spirito in fantastiche prefigurazioni della società dell’avvenire, una delle poche che possa dirsi avverata è quella del rozzo, risoluto e terragno Lopachin, che consiglia ai latifondisti di vecchio stampo del Giardino dei ciliegi di affittare a cittadini bramosi di dace una parte della tenuta sommersa di ipoteche (che, alla loro sordità, finirà lui per comprarsi): «Tutte le città, anche le più piccole, sono ormai circondate di dace. C’è da aspettarsi che tra vent’anni saranno diventate una quantità inverosimile. Adesso i villeggianti se ne stanno solo a bere...