Ottimo articolo. Mi piacerebbe che sul nostro giornale fosse pubblicata anche la riflessione di Ali Rashid che qui di seguito incollo. Ali nel passato, se non sbaglio, ha scritto per il manifesto. Il suo testo mi ha colpito per la sua umanità. Come diceva Vittorio Arrigoni, restiamo umani
Eppure una volta eravamo fratelli.
di Ali Rashid
Corre il tempo e cambiano le idee, i concetti fondamentali e i significati. Come fosse arrivato a compimento la negazione di ogni valore! Dio è morto. Viva l’eroica morte, giusto l’annientamento del “nemico”. Dilaga il nichilismo e trionfa la tecnica.
Vivo in me i racconti di mio nonno. Andava a Safad in Galilea per comprare un fulard di seta dalla comunità ebraica sfuggita all’inquisizione in Portogallo, avevano imparato la tessitura della seta dagli arabi in Spagna.
Mi ricordo di Khaiem, socio di mio nonno in una cava vicino a Gerusalemme. Khaiem non ha potuto salvare la mia famiglia dalla pulizia etnica, ma continuò a mandare alla nostra famiglia in esilio la parte del guadagno dell’impresa finché non morì.
Non ho notizie dei figli di Khaiem, ma ho seppellito mia sorella in Norvegia, un fratello negli Stati Uniti, un mio caro e stimatissimo zio una settimana fa a New York, mentre la salma di mio nonno giace in un anonimo cimitero di Amman.
Al posto delle case di pietra scolpite a mano del mio bel villaggio di Lifta, nei pressi di Gerusalemme, stanno per costruire un villaggio per ricchi turisti, mentre una volta era un rifugio sicuro per gli ebrei che fuggivano dal fascismo e dal nazismo che li discriminava e li annientava nella tragedia dell’Olocausto.
Dio è morto, con tutti i valori che ci rendono uguali. Trionfante è l’affermazione della volontà di potenza che affida alla tecnica i propri fini e diventa l’intima essenza dell’essere umano in un mondo sempre più indifferente e disincantato. Eppure una volta eravamo fratelli!
Stiamo scivolando tutti nel nulla, nella mancanza di senso. E la ragione? La pietà? La misericordia per i vivi e per i morti? La convivenza? Il rispetto? Il diritto?
Come in una discarica, a Gaza sono finiti gli abitanti della costa meridionale della Palestina, vittime della pulizia etnica. Secondo i nuovi storici israeliani, per svuotare ogni città o villaggio palestinese furono compiuti piccoli e grandi massacri. Lo stesso è avvenuto nei luoghi dove sono sorte città nelle vicinanze di Gaza, teatro degli eccidi compiuti dai noi palestinesi. Non si afferma il diritto alla vita con il terrore e la morte. Una catena di orrore che sembra inarrestabile.
Eppure una volta eravamo fratelli, provando la ricchezza e i vantaggi della convivenza e del rispetto reciproco.
Al contrario ci stiamo trasformando tutti in vittime e carnefici per la gabbia di un delirio che si chiama stato-nazione, segnato da muri e confini che discriminano in nome di razze che non esistono e appartenenze funzionali all’esercizio del potere e a piccoli vantaggi personali.
La ragione, l’umanità, la vita ci supplicano di dire no alla guerra! Nessuno ci ha condannato a farci a pezzi anche se ci rassicurano che questo avviene per il nostro futuro! Perché nella guerra – malgrado le apparenze – non ci sono più, se mai ci sono stati, vincitori e vinti. Perché la violenza segna chi la subisce come chi la fa.
Lifta, Gerusalemme