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Jean-Pierre Léaud, un simbolo del ’68

Jean-Pierre Léaud, un simbolo del ’68

Intervista Un incontro esclusivo con l'attore che è stato l'alter ego di Truffaut e ha dato il volto a una generazione

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 16 giugno 2018
« Devo tutto a François. Non soltanto mi ha trasmesso il suo amore per il cinema, ma mi ha fatto dono del più bel mestiere del mondo : mi ha reso attore ». Jean-Pierre Léaud, l’Antoine Doinel dell’intensa saga cinematografica 1959-79 di François Truffaut (Les quatre cents coups, Antoine et Colette, Baisers volés, Domicile conjugale, L’amour en fuite), l’Alphonse di La nuit américaine (Oscar 1973), non ha mai rilasciato interviste, a parte un paio di volte, per botte-risposte coatte. Di slancio striminzito nella miriade di testimonianze raccolte dopo la morte del regista sui Cahiers du cinéma nel numero speciale del dicembre 1984...

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