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La difesa di Israele e la politica della memoria
Gaza e la Corte dell'Aja L’identità israeliana si costruisce nell’identificazione con le vittime della Shoah fino al punto di iscriversi nel concetto di genocidio. E dunque che il genocidio sia perpetrato invece che subito, è inconcepibile
Il team legale sudafricano alla Corte internazionale di Giustizia lo scorso 11 gennaio – Ap/Patrick Pos
Gaza e la Corte dell'Aja L’identità israeliana si costruisce nell’identificazione con le vittime della Shoah fino al punto di iscriversi nel concetto di genocidio. E dunque che il genocidio sia perpetrato invece che subito, è inconcepibile
Pubblicato 10 mesi faEdizione del 21 gennaio 2024
«Lo stato di Israele sa fin troppo bene perché la Convenzione sul genocidio, che è stata invocata in questo procedimento, fu adottata». Si apre così l’arringa di Tal Becker, il primo avvocato della squadra di difesa israeliana alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. La «memoria collettiva di Israele» è evocata immediatamente dopo, insieme con il richiamo a Raphael Lemkin, il giurista ebreo polacco che coniò il termine. Non gli bastava – aggiungiamo noi – il termine «sterminio» usato a Norimberga, e neppure «crimine contro l’umanità», coniato da Hersch Lauterpach, un altro giurista sopravvissuto alla Shoah. Uccidere persone perché appartenenti a...