Alias Domenica

La fotografia come protesi cognitiva, lo spiega «Blow Up»

La fotografia come protesi  cognitiva, lo spiega «Blow Up»David Hemmings, protagonista di \Blow Up| di Michelangelo Antonioni, 1966

Antonioni A partire da un racconto di Cortázar, il regista costruì nel 1966 una profetica critica sulla «riconfigurazione» dello sguardo: storia e altri materiali in Io sono il fotografo, da Contrasto

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 30 dicembre 2018
A Michelangelo Antonioni è toccato uno strano destino. È uno dei maggiori registi della generazione che ha traghettato il cinema italiano dal Neorealismo alle stagioni successive. Il suo nome figurerebbe a buon diritto in una triade, con Fellini e Pasolini (il quale, oltre alla sua posizione «eretica», ha scontato il fatto di essere stato percepito come letterato prestato al cinema: ma la sua capacità di innovare l’uso delle immagini e di pensarne la natura – fino alla tesi insostenibile e feconda della «lingua scritta della realtà» – non poteva restare troppo a lungo confinata). Altri registi sono altrettanto importanti, ma...

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