A bilanciare l’articolo di Zvi Schuldiner, segnalo l’appassionato scritto di Filippo Barbera sul manifesto di oggi:
https://ilmanifesto.it/linquisizione-morale-e-la-politica-cieca
Condivisibile integralmente, tranne, a mio parere, per la conclusione, che, seppur preceduta dal condizionale, afferma: “non condanno Hamas”.
Per le seguenti ragioni:
- Ritengo che il popolo palestinese, oppresso da 75 anni, checché abbia fatto e detto, o meglio non fatto e non detto la sinistra israeliana, abbia tutto il diritto di difendersi dall’oppressore e contrattaccare, con i mezzi di cui può disporre.
- Noi non possiamo sapere esattamente quanto l’organizzazione politico-militare e civile di Hamas sia rappresentativa della maggioranza della gente di Gaza e ne riscuota la fiducia.
- Intanto si può certamente dire che rappresentanza e fiducia sono senza alcun dubbio superiori a quelle riscosse dall’ANP di Abù Mazen in Cisgiordania.
- Inoltre, a differenza di Netanyahu in Israele, e malgrado la strage quotidiana e le distruzioni che Gaza sta subendo da tre settimane, non sembra che la leadership di Hamas dia segni di indebolimento, anzi pare in grado di condurre l’attuale fase del conflitto con una certa efficacia tattica militare e di propaganda, con la flessibile gestione degli ostaggi.
- Se il popolo frammentato di Palestina avesse avuto, come gli sarebbe spettato di diritto, uno stato unitario e un esercito ufficiale moderno ed efficiente, non avrebbe avuto bisogno di ricorrere al terrorismo contro i civili per riaffermare periodicamente la propria esistenza e i propri diritti.
- E tuttavia e nonostante tutto questo, penso che la scelta di uccidere così tanti civili e prenderne in ostaggio molti, sia stata sbagliata e controproducente.
Innanzitutto per il doveroso rispetto della vita umana dei non combattenti, rispetto che invece Israele ha sempre dimostrato e sta tragicamente dimostrando di calpestare.
Poi per la considerazione che, se il blitz di Hamas del 7 ottobre avesse avuto come bersaglio principale strutture e uomini delle forze di Tzahal, limitando al massimo le vittime civili, avrebbe ottenuto almeno tre vantaggi:
a) accreditare sé stesso come forza politico-militare ufficiale di pari dignità riconosciuta, che agisce nell’ambito delle convenzioni internazionali, a difesa dei diritti degli occupati e dei segregati contro l’occupazione e la segregazione storica illegale causata da Israele.
b) rendere difficilmente utilizzabile l’accusa di terrorismo crudele e barbarico, su cui Israele sta basando la carneficina quotidiana dei Gazawi e il tentativo di soluzione finale, spingendo due milioni di esseri umani a fuggire verso il Sinai, in una sorta di controesodo biblico dalla Terra promessa all’Egitto.
c) ridurre, quantomeno, il numero di civili vittime dei bombardamenti indiscriminati (ad oggi oltre 9000!) della prevedibile reazione israeliana, che evidentemente Hamas ha messo molto cinicamente e crudelmente in conto mentre pianificava l’attacco.