Cultura

La sgargiante grammatica della contestazione

La sgargiante grammatica della contestazionePaolo Baratella, «Come se mi alzassi e prendessi coscienza»

Mostre «Arte ribelle. 1968-1978. Artisti e gruppi dal Sessantotto», la rassegna a cura di Marco Meneguzzo presso la Galleria del Credito Valtellinese. Un affresco dei linguaggi alternativi che cercavano di rifondare la società insieme al pubblico, diventato la «collettività»

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 28 novembre 2017
Quando ancora i selfie non esistevano e l’unica possibilità di lasciare una traccia di sé era entrare in una cabina per le fotografie istantanee, l’artista Franco Vaccari pensò bene di mettere quell’architettura dell’effimero a disposizione del pubblico della Biennale per dar vita a una serie di autoscatti (da attaccare poi alla parete), coinvolgendo chiunque nella «rappresentazione» e nella finzione che è insita in ogni opera. Era il 1972 e già da diversi anni tutto era cambiato. La mutazione principale aveva scosso le fondamenta dei linguaggi per perseguire una «utopia dello scopo» che, in realtà, era in atto fin dagli esordi...

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