Cultura

La violenza costituente del mondo coloniale

La violenza costituente del mondo colonialeUn murales per le strade di Algeri ricorda Maurice Audin, comunista ucciso dalle torture dei parà nel 1957

Il caso «La tortura» di Henri Alleg, introduzione di Jean-Paul Sartre (1958), riproposto da Einaudi. Torna a 60 anni dall’indipendenza algerina un duro atto d’accusa contro il dominio francese. L’autore, direttore del quotidiano comunista di Algeri, è un francese che viene sottoposto a sevizie da soldati suoi connazionali. Il libro interroga drammaticamente l'opinione pubblica dell’epoca: quanto sta avvenendo in Algeria non riguarda un «altrove», per quanto improbabile, ne un altro da sé, «i musulmani» le cui sofferenze la maggioranza dei francesi finge di non vedere, ma parla di cosa il Paese è diventato, interroga l’orizzonte verso il quale è in cammino

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 5 luglio 2022
Quando, nel 1957, lo scrittore e saggista Albert Memmi pubblica il suo celebre Ritratto del colonizzato (Liguori), l’accento è posto non a caso sulla violenza, quella operata con la conquista, mantenuta attraverso lo sfruttamento e la presenza militare, perpetrata nel rigido rifiuto dei diritti dell’uomo degli occupati, considerati alla stregua di sub-umani. MEMMI È UN EBREO nato nella Tunisia francese, imprigionato in un campo di lavoro durante l’occupazione nazista del Paese e che nella sua lunga carriera, è scomparso nel 2020, ha sempre riflettuto sull’intreccio delle identità, ma anche su ciò che i meccanismi del mondo coloniale producono sia sui...

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