Internazionale
Le donne invisibili fanno rete
Libano Per le lavoratrici domestiche, già in condizioni di semi schiavitù dentro le case dei libanesi, il Covid-19 amplica lo sfruttamento. A offrire sostegno sono le stesse comunità migranti
Beirut, una protesta delle lavoratrici migranti – Ap
Libano Per le lavoratrici domestiche, già in condizioni di semi schiavitù dentro le case dei libanesi, il Covid-19 amplica lo sfruttamento. A offrire sostegno sono le stesse comunità migranti
Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 18 aprile 2020
Cibo, acqua potabile, medicine, ricariche telefoniche. Sono queste le richieste più frequenti dei migranti che lavorano come colf e badanti nelle case dei libanesi, o come inservienti in ristoranti, alberghi, negozi. Un esercito di lavoratrici e lavoratori, in maggioranza donne provenienti da Africa e Asia: oltre 250mila persone, cui si aggiungono circa 75mila irregolari. Per loro la quarantena per contenere la diffusione del Covid-19, iniziata un mese fa, sta significando un ulteriore peggioramento delle proprie condizioni di vita, già deteriorate dalla crisi economica-finanziaria che a marzo ha portato il Libano alla bancarotta. La lira libanese al cambio con il dollaro...