Internazionale
L’esplosione di Beirut è un business per tutti
Medio Oriente Un anno dopo gli speculatori gentrificano, la politica si auto-assolve e gli Stati esteri utilizzano gli aiuti per controllare il Libano. Chi può se ne va all’estero, la più grande diaspora dai tempi della guerra civile. Processo in stallo, i familiari delle vittime protestano ogni mese davanti al tribunale
Un edficio mai ricostruito nel quartiere di Gemmayzeh a Beirut – Ap
Medio Oriente Un anno dopo gli speculatori gentrificano, la politica si auto-assolve e gli Stati esteri utilizzano gli aiuti per controllare il Libano. Chi può se ne va all’estero, la più grande diaspora dai tempi della guerra civile. Processo in stallo, i familiari delle vittime protestano ogni mese davanti al tribunale
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 4 agosto 2021
Pasquale PorcielloBEIRUT
Gli orologi fermi alle 18.08 trovati tra le macerie di Beirut nei giorni dopo l’esplosione al porto sono il simbolo di un blocco emotivo e psicologico che chi ha vissuto quella catastrofe difficilmente riuscirà a superare. Ma sono pure il simbolo di un altro e forse ancora più grave blocco: quella della giustizia, perché a oggi nessun passo in avanti è stato fatto per dare dei nomi e dei volti a chi ne ha le responsabilità materiali e morali. È MARTEDÌ 4 AGOSTO 2020. Si avverte una prima esplosione, dopo pochi istanti una seconda e poi un’onda d’urto spaventosa con...