Bruno Morandi, da non dimenticare
Lettere Al bellissimo ricordo del 21 giugno di Tommaso Di Francesco vorrei aggiungere queste righe in memoria del compagno Dado Morandi. Quando cominciai ad interessarmi di politica, a 15 anni, uno […]
Al bellissimo ricordo del 21 giugno di Tommaso Di Francesco vorrei aggiungere queste righe in memoria del compagno Dado Morandi.
Quando cominciai ad interessarmi di politica, a 15 anni, uno dei libri che mi spiegò cosa era il comunismo fu “introduzione a Marx” di Dado: chiaro, semplice, essenziale ma imprescindibile.
Sul finire del secolo, la giovanile di Rifondazione cominciò ad organizzare i campeggi estivi dove c’erano anche i seminari di “introduzione al marxismo” che Dado conduceva, in orari improbi (tipo alle 15); una sorta di “referendum” tra lo studio e la spiaggia, dove a vincere era, quasi per tutti, la seconda.
Dado era una persona di straordinaria cultura e umanità e il suo rapporto con Rina Gagliardi ne facevano la coppia più interessante con la quale intrattenersi nelle cene ai campeggi, a discutere le cose ”alte”. Rina, la sua compagna, era insieme ad Alfonso Gianni, il “cervello” del bertinottismo, che la mia generazione non capì mai avere solide basi teoriche frutto di studio, analisi e confronto e non solo di retorica ad effetto.
Un marxismo critico, rigoroso, laico e libertario che è il dono più grande che mi ha fatto quella Rifondazione. Ora che anche Dado è morto sento che a raccogliere il suo (e di altri) testimone non è rimasto più nessuno. E anche questo è parte del problema della sinistra in Italia.