Visioni
L’impossibile Algeri, vivente in un dedalo di fantasmi
Cinema con vista Da «Pépé le Moko» a Tariq Teguia, l’immaginario filmico che ha disegnato la città
Una scena di «Roma wa la n'tourna» (2006) di Tariq Teguia
Cinema con vista Da «Pépé le Moko» a Tariq Teguia, l’immaginario filmico che ha disegnato la città
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 11 agosto 2022
Andiamo ad Algeri, imbarcandoci di nuovo su un piroscafo. Questa volta, è quello di Film Socialismo, l’odissea mediterranea che Godard ha girato nel 2010. Nella spuma creata dal movimento della nave, Godard fa apparire uno schermo bianco. E viene subito da proiettarci un’immagine, un ricordo, una città. La voce off dice: «Algeri, la bianca. Quando Mireille Balin pianta in asso Pépé le Moko». Una frase, e siamo subito là. Dove? Nel film di Duvivier del 1937? Certo. Nella Casbah dove il bandito Pépé le Moko si è nascosto? Ovviamente. Ad Algeri? Non proprio. Andiamo con ordine. Il bandito della Casbah...