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L’Italia di rugby inizia con il piede giusto

L’Italia di rugby inizia con il piede giusto

Sport La nazionale batte 49 a 17 Samoa, primo confronto del tradizionale trittico d'autunno che vede gli azzurri contrapporsi alle squadre dell’emisfero australe

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 6 novembre 2022

Nel tradizionale trittico d’autunno che vede la nazionale italiana contrapporsi alle squadre dell’emisfero australe la sfida con Samoa era la classica partita “da non perdere”. Gli altri due match, con l’Australia sabato prossimo a Firenze e poi il Sudafrica a Genova tra due settimane, sono impegni da affrontare con le migliori intenzioni e lo spirito giusto ma senza dimenticare i valori tecnici in campo e facendo buon viso anche di fronte a una severa sconfitta. Con Samoa no, con Samoa bisognava vincere. Impresa tutt’altro che scontata. Per almeno un paio di ragioni. La prima è che l’Italia, dopo l’exploit di Cardiff del marzo scorso, si era un po’ persa ed era finita in una selva oscura, finendo per sprofondare contro la Georgia nel tour estivo. La seconda ragione è che i samoani erano (sono) un avversario coriaceo che nella classifica di World Rugby occupa l’undicesima posto, tre posizioni sopra l’Italia che è sopravanzata anche da Figi e georgiani. Aggiungiamo la squadra giovane, il progetto di coach Kieran Crowley in fieri, qualche assenza di peso (Padovani e Capuozzo) ed ecco che la partita “da non perdere” diventava a tutti gli effetti un match pieno di insidie che poteva porre le premesse per un possibile rilancio ma anche sancire una crisi definitiva del rugby azzurro. E’ pur vero che le squadre delle isole del Pacifico, per ragioni organizzative e finanziarie, stentano sempre un po’ nei tour autunnali, ma questa non è una regola. Per battere i samoani devi avere solide basi e un piano di gioco ordinato e ben strutturato: meglio non improvvisare.

E’ ANDATA meglio del previsto. Al vecchio stadio Plebiscito di Padova è finita 49 a 17, punteggio largo, sei mete a tre. Dopo i primi dieci minuti con Samoa a premere nei nostri ventidue metri e un’Italia troppo indisciplinata (tre falli nei primi 4’) gli azzurri hanno cambiato marcia, si sono affacciati nella metà campo avversaria e hanno cominciato a macinare gioco. Tommaso Allan, oggi schierato estremo, ha piazzato tra i pali il primo penalty a disposizione (9’) e da lì in poi l’Italia ha disposto con agio di un avversario piuttosto confusionario e in chiara sofferenza di fronte a una difesa azzurra molto aggressiva e dominante nei punti di incontro. In cabina di regia la prova di Paolo Garbisi e Stephen Varney era eccellente e il gioco alla mano era fluido ed efficace. Al 21’ è arrivata la meta di Juan Ignazio Brex, doppiata due minuti dopo da quella di Pierre Bruno. Al 28’ altro piazzato di Allan e al 36’ giungeva anche un cartellino giallo ai danni dell’ala samoana Ah Wong (placcaggio alto). L’uomo in più fruttava la terza meta di Monty Ioane allo scadere del tempo, chiuso sul punteggio di 28 a 0. Tre mete di ottima fattura tecnica seppur facilitate dai samoani che collezionavano una fila impressionante di placcaggi mancati: ben 27 a fine gara.

Le buone notizie: l’Italia ha fatto vedere un gioco alla mano di qualità e un’aggressività non priva di efficacia nei suoi trequarti.

LA RIPRESA del gioco vedeva la quarta meta azzurra, ancora con un volitivo Monty Ioane (45’), poi cominciava la girandola dei cambi e l’Italia perdeva un po’ di smalto. Arrivava la meta di Ulupano Seuteni (51’) alla quale replicava il debuttante Lorenzo Cannone (54’) e poi ancora Pierre Bruno (60’), con gli azzurri che si issavano sul 49 a 7. A questo punto qualche luce si spegneva, i muscoli si appesantivano, i placcaggi perdevano efficacia e Samoa provava ad accorciare le distanze: le mete di Duncan e di Mc Farland quasi a tempo scaduto consentivano agli ospiti di chiudere il match con un punteggio meno punitivo. Le buone notizie: l’Italia ha fatto vedere un gioco alla mano di qualità e un’aggressività non priva di efficacia nei suoi trequarti. Adesso bisogna confermarsi contro due squadre – Australia e Sudafrica – di categoria assai superiore. La cattiva notizia: gli ultimi venti minuti e quel senso di rilassamento, fosse anche stanchezza, che non promettono bene anche in vista del prossimo Sei Nazioni. E’ un campanello d’allarme e il segno che c’è ancora molto da lavorare. Appuntamento a Firenze, sabato prossimo.

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