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L’Italia riparte nel decennale del Sei Nazioni

L’Italia riparte nel decennale del Sei NazioniAnge Capuozzo – foto Ansa

Rugby Un torneo che non concede sconti, dove le partecipanti danno il meglio di sé, senza concessioni, calcoli o sotterfugi. Gli azzurri debuttano domenica contro la Francia

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 4 febbraio 2023

Dimenticare l’Australia e Samoa, scordarsi di Cardiff. Resettare tutto. E al tempo stesso tenersi ben stretto tutto quel che di buono si è imparato e messo in pratica nel 2022, anno non più horribilis per il rugby italiano ma nemmeno mirabilis. Questo è il Sei Nazioni, il torneo che non concede sconti, dove le partecipanti danno il meglio di sé, senza concessioni, calcoli o sotterfugi. E questo è il 2023. Duecento anni fa, secondo quanto narra la leggenda, durante una partita a football che si disputava sul Bigside del college di Rugby, un giovane studente di nome William Webb Ellis afferrò la palla con le mani e, contravvenendo alle regole allora in vigore, si mise a correre in avanti. Quel gesto, che forse avvenne o forse no, e forse non fu in quel giorno e non fu Webb Ellis il primo a compiere quella trasgressione, è considerato l’atto fondativo del gioco del rugby. Leggenda, forse, ma il rugby si nutre di leggende. Questo 2023 è anche l’anno della decima edizione della Coppa del mondo – la William Webb Ellis Cup, come vedete le leggende hanno un senso – che si disputerà a settembre in Francia. Un’altra ricorrenza con la cifra tonda.
Tre watch casalinghi (Francia, Irlanda e Galles) e due in trasferta (Inghilterra e Scozia). Cinque impegni micidiali con altissimi gradi di difficoltà.

LA NAZIONALE ITALIANA, dopo un lungo periodo di stenti protrattosi dal 2016 al 2021 – trenta partite e altrettante sconfitte, mai così male dall’esordio nel torneo – ha interrotto la sua serie negativa con una sorprendente vittoria a Cardiff nell’ultima giornata dello scorso torneo. E in autunno, nel trittico di match novembrini, ha sconfitto prima Samoa e poi l’Australia per poi cadere un po’ malamente contro gli Springboks. Nel mezzo, è doveroso ricordarlo, il tour estivo: successi con Portogallo e Romania, brutta sconfitta con la Georgia, la squadra che ormai da tempo prova a bussare (senza trovare accoglienza) alla porta del Sei Nazioni. Dunque un buon anno per il rugby azzurro, ma non un anno perfetto. Di tutto questo insieme di speranze, segnali incoraggianti e limiti ancora evidenti, è pienamente cosciente Kieran Crowley. Nel luglio 2021, quando assunse la guida tecnica della nazionale, il coach neozelandese sapeva a che cosa stava andando incontro e a quali rischi si stava esponendo, tra tutti quello di passare alla storia come l’allenatore del definitivo naufragio del rugby italiano. Venti mesi dopo Crowley può guardare al futuro con minor preoccupazione: ha in mano una squadra giovane che ha compiuto notevoli progressi e con una propensione al gioco corale come finora si era raramente visto. Ma ovviamente sa bene, Crowley, che il cammino è impervio e che questo Sei Nazioni che vedrà gli azzurri esordire domenica all’Olimpico contro la Francia campione in carica sarà un torneo difficilissimo per gli azzurri; e che il rischio di un whitewash con annesso cucchiaio di legno è sempre in agguato.

TRE WATCH casalinghi (Francia, Irlanda e Galles) e due in trasferta (Inghilterra e Scozia). Cinque impegni micidiali con altissimi gradi di difficoltà. In un’intervista rilasciata ad AllRugby, il coach ha ribadito il suo punto di vista: “Perdere tutte le sfide? E’ una possibilità ma non necessariamente una tragedia”. Perdere rimanendo in partita fino alla fine sarebbe una cosa, essere travolti e seppelliti sotto punteggi pesanti un’altra, e sarebbe un colpo micidiale. C’è ovviamente anche una terza possibilità: vincere almeno uno dei match, qualunque sia l’avversaria di giornata. L’impressione è che Crowley senta di avere tra le mani una squadra su cui può lavorare e bene, e con buone prospettive. “Questa squadra – ha dichiarato nell’intervista a AllRugby – è destinata a raggiungere il suo picco nel giro di tre-quattro anni. Potenzialmente in occasione della Coppa del Mondo del 2027. La metà dei giocatori che la compongono ha meno di 10 cap e una buona parte ne ha tra 10 e 20”.

SQUADRA giovane, frutto in parte delle Accademie federali e del processo di crescita della Under 20 che ha chiuso la scorsa edizione al quarto posto con tre vittorie (Inghilterra, Scozia e Galles). Squadra acerba ma promettente se i giovani avranno modo di giocare nel Top10, il campionato italiano, anziché scaldare la panchina. L’esordio è domenica, contro i francesi. Chance di vittoria? Poche, almeno sulla carta: giochiamo contro la seconda squadra del ranking mondiale che ha chiuso il 2022 con 10 vittorie su altrettanti match, bilancio impreziosito dal Grande Slam nel torneo. La Francia è una squadra compatta, fisicamente potente, fortissima nelle fasi difensive: per batterla bisogna beccarla nella giornata storta, quando fa l’errore di ritenersi troppo superiore all’avversario, ed è cosa che accade di rado. Non ha punti deboli.

Da parte sua Crowley sceglie una formazione che possa competere in ogni fase di gioco. Mancano Paolo Garbisi all’apertura (lo rivedremo forse più avanti) e Monty Ioane che ha firmato un contratto con i Melbourne Rebels (lo rivedremo per la coppa del mondo, questo l’accordo con la federazione). Ange Capuozzo, premiato come giocatore rivelazione del 2022 e reduce da due splendide mete con il suo Tolosa, sarà in campo, sorvegliato a vista dai francesi che ben ne conoscono le qualità. Da lui si attendono quei guizzi che ne hanno fatto una stella di prima grandezza nell’anno appena trascorso. Ma ad attenderlo saranno anche le difese avversarie. Su di lui Crowley dispensa saggezza e prudenza: «Il secondo anno, dopo che tutti ti hanno notato, e hanno preso le contromisure, è il più difficile. O fai il salto di qualità o spesso fai un passo indietro». Un altro passo, Ange, coraggio.

SABATO sono di scena Galles-Irlanda (15:45, SkySport Arena) e Inghilterra-Scozia (17:45, SkySport Arena). Dunque una sfida tutta in salsa gaelica e l’altra con in palio l’antichissima Calcutta Cup. Il Galles, dopo un annata più che deludente, ha richiamato in panchina Warren Gatland ed è atteso a una maggior concretezza. L’Irlanda è la grande favorita: prima nel ranking mondiale, in estate è andata a sconfiggere per due volte gli All Blacks in casa loro; e in autunno ha battuto Australia e Sudafrica. Ha raggiunto l’apice e ora deve migliorare ancora, cosa non facile.

L’Inghilterra ha cambiato allenatore: via Eddie Jones (troppi passi falsi), è arrivato Steve Borthwick. Quando arriva l’anno del mondiale gli inglesi alzano sempre il livello delle loro prestazioni: sono pur sempre l’unica squadra europea ad aver vinto la William Webb Ellis Cup. Molta qualità, presenza fisica e intensità, ma anche molti problemi da risolvere in termini di disciplina. Doppia regia (Farrell e Smith) e un pacchetto di mischia impressionante per potenza e aggressività. Intanto c’è da riportare a casa la Calcutta Cup, da due anni in mani scozzesi.

 

Italia: Capuozzo; Bruno, Brex, Morisi, Menoncello; Allan, Varney; L. Cannone, Lamaro, Negri; Ruzza, N. Cannone; Ferrari, Nicotera, Fischetti.

Francia: Ramos; Penaud, Fickou, Moefana, Dumortier; Ntamack, Dupont; Aldritt, Ollivon, Jelonch; Willemse, Flament; Atonio, Marchand, Baille.

Tv: (SkySport Arena e Tv8, 16:00).

 

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