Editoriale

Lo «scambio» non ferma il terrore

Lo «scambio» non ferma il terroreGaza – Ap

Hamas/Israele Biden e i leader di tutto il mondo plaudono - tranne l’Onu che grida: «Non basta» -, ma per chi non l’avesse capito, piuttosto che agli albori della fine della guerra questa continua, anzi deve continuare

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 23 novembre 2023

Finalmente, era l’ora dello scambio. Una boccata di speranza per le famiglie dei rapiti israeliani e una boccata di ossigeno per milioni di palestinesi tra le macerie dei bombardamenti israeliani, a Gaza e in Cisgiordania. Secondo gli annunci ufficiali, dovrebbero essere rilasciate a partire da oggi circa 50 donne e bambini sequestrati da Hamas in cambio di 150 donne e minori palestinesi dalle carceri israeliane.

E ci dovrebbe essere un cessate il fuoco per 4 giorni. Usiamo il condizionale perché le parole del ministro degli esteri israeliano Eli Cohen di ieri aprono una voragine interpretativa: Israele non si è impegnato ad un ‘«cessate il fuoco’», bensì ad ‘«una pausa di 4 giorni…Il significato del ‘cessate il fuoco’ – ha dichiarato – è che dopo il fuoco non c’è una sua ripresa. Noi parliamo invece di una pausa, in cui scopo è la liberazione di ostaggi. Sono due concetti del tutto diversi. La differenza è enorme’».

Insomma, Biden e i leader di tutto il mondo plaudono – tranne l’Onu che grida: «Non basta» -, ma per chi non l’avesse capito, piuttosto che agli albori della fine della guerra questa continua, anzi deve continuare. Con che modalità, è chiaro in modo atroce a tutti. E come spesso accade per i conflitti armati, il commento più chiaro è arrivato dalle parole di papa Francesco che ieri ricevendo sia la delegazione israeliana di familiari degli ostaggi che quella dei palestinesi, ha detto chiaro e tondo: «Loro soffrono tanto e ho sentito come soffrono ambedue. Le guerre fanno questo ma qui siamo andati oltre alle guerre. Questa non è guerra, questo è terrorismo».

Il terrorismo di Hamas è stato l’eccidio di 1.400 persone, per la gran parte civili comprese donne e bambini in un giorno, il 7 ottobre, su cui tutti concordano, ma c’è anche il terrorismo del governo israeliano durato 46 giorni contro milioni di palestinesi a Gaza e quello dell’esercito israeliano e dei coloni in Cisgiordania, che nella sola Striscia ha fatto più 14mila morti, di cui circa 5mila bambini. Era questa la risposta «adeguata per il diritto d’Israele a difendersi»? No, perché la conta delle vittime non è ancora finita, la guerra continuerà dopo lo scambio.

Provate a mettervi dal punto di vista delle decine di palestinesi uccisi già ieri, nei campi profughi a Gaza e nei Territori occupati, a poche ore dall’annunciato scambio, o di quelli che verranno uccisi tra una pausa e l’altra. Uno è il terrorismo scellerato di una organizzazione integralista islamica, l’altro è il terrorismo di Stato. Fatto significativo Netanyahu ha alimentato, favorito e foraggiato proprio Hamas in tutti questi anni, al punto che viene il retropensiero se le ragioni di questo «accordo» non risiedano nei consolidati «buoni uffici» di uno scellerato legame storico.

Biden – non chiedendo mai un cessate il fuoco e legittimando di fatto questo terrorismo di Stato – pure si era raccomandato: non lasciatevi prendere dall’ira, «non fate come noi in Iraq e in Afghanistan».

Invece l’esercito israeliano, cavalcando la «vendetta per la vittoria» sta facendo proprio la stessa cosa, anche simbolicamente: prigionieri bendati e ammanettati insieme, raid su ospedali anche internazionali come quello di Msf – come in Afghanistan – con uccisione di medici, mulini distrutti per un popolo da lasciare senza cibo acqua e medicine – come in Iraq -, bombardate sedi dell’Unrwa-Onu, abbattimento di statue, stavolta quella di Arafat. E soprattutto concretamente, con migliaia di «effetti collaterali», casualties, sui civili fatti a pezzi dall’alto coraggioso dei cieli, con bombardieri di ultima generazione e droni, per seminare, nel mucchio, terrore su migliaia di civili inermi in fuga.

Dimenticando che così si semina anche l’odio. Che volete che sia? Perché è giusto inorridire per le stragi dei macellai a mano di Hamas del 7 ottobre, salvo tacere per 46 giorni sul massacro spersonalizzato che arriva dalle ultime tecnologie militari. Scriveva George Orwell ne Il leone e l’unicorno: «Esseri umani altamente civilizzati mi stanno volando sopra la testa cercando di uccidermi. Non nutrono alcuna inimicizia verso di me come individuo, né io verso di loro (…) D’altro canto, se uno di loro riuscirà a farmi a pezzi con una bomba ben piazzata, non ne avrà il sonno rovinato». Né si rovina il sonno dell’Occidente.

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