Alias Domenica
Marina Cvetaeva, ultime scintille di sdegno prima del vuoto afasico
Poeti russi Dall’isolamento parigino all’approdo moscovita, all’evacuazione a Elabuga, lo stordimento dei quattro pesanti anni finali, in «Ultimi versi 1938-1941», da Voland
Arkadij Plastov, «Marzo in un villaggio», 1948
Poeti russi Dall’isolamento parigino all’approdo moscovita, all’evacuazione a Elabuga, lo stordimento dei quattro pesanti anni finali, in «Ultimi versi 1938-1941», da Voland
Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 10 ottobre 2021
Ancora tuffata nel tumulto della storia, dei fatti del suo tempo, nel giugno del 1939 Marina Cvetaeva lascia Parigi insieme al figlio Georgij e rientra a Mosca. Intende ricongiungersi al marito Sergej Efron e alla primogenita Alja. Ai guai dell’isolamento in Francia (sradicamento, indigenza, incomprensione della critica) si sostituiscono le pesanti conseguenze del rimpatrio in Urss: l’iniziale necessità dell’incognito, i continui cambi di alloggio, la diffidenza e le porte chiuse, infine l’evacuazione a Elabuga nell’agosto del 1941. Tutto il suo mondo precedente, prima lussureggiante di invenzioni sorrette da una energia spiritata, che acuiva i sensi e lasciava scorgere i legami...