Editoriale

Marino: «Io non lascio. Ma raddoppio»

Marino: «Io non lascio. Ma raddoppio»Il sindaco di Roma Ignazio Marino – Eidon

Capitale Il lungo elenco di appalti in odore di illecito dell'«inchiesta Marino». Il sindaco di Roma rilancia: «Un secondo mandato per risanare la città». «Visitare in campagna elettorale una cooperativa che faceva un lavoro utile alla collettività con il reinserimento dei detenuti, non è collusione. La mafia che voleva farmi fuori, lo prova»

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 6 dicembre 2014

«Mi sento la mente più limpida e il cuore più determinato ad andare avanti per risanare questa città, anche con un secondo mandato». Il cielo sopra il Campidoglio come lo spirito del sindaco Ignazio Marino si sta rischiarando, dopo settimane di «violente aggressioni» che l’uragano scoperchiato dalla procura di Roma, città dell’eterno malaffare, sembra aver spazzato via, almeno per il momento. Negli uffici al primo piano dell’ingresso della Lupa sono ancora intonsi due enormi faldoni, le carte dell’inchiesta sul «Mondo di mezzo» che «il procuratore Pignatone mi ha gentilmente fatto pervenire». «Ma stamattina mi sono goduto tanto anche la vostra copertina, davvero», sorride Marino mostrando la prima del manifesto di ieri: «Un panda da salvare».

Dunque, sindaco, ora si sente più forte?

Da settimane interrogavo me e i miei collaboratori sui reali motivi di tanto dispiegamento di forze ed energie contro di me e i miei familiari da parte di persone – senatori, consiglieri… – che dovrebbero avere cose più importanti a cui dedicarsi che non ad un film sulla mia Panda rossa. Ma non sono un ingenuo. Ho un lungo elenco di casi sui quali, appena scoperti, ho sollecitato l’intervento diretto degli organi investigativi. Il 14 luglio 2013, venti giorni dopo il mio insediamento, già solo guardando il cambio di destinazione d’uso di numerosi negozi della città che da fruttivendoli diventavano slot machine, dichiarai in un’intervista la mia preoccupazione per la presenza della criminalità organizzata. Nello stesso mese ho chiamato gli ispettori del Mef: la guardia di finanza, dopo quattro mesi di lavoro in questi uffici ha documentato, in 200 pagine, un lungo elenco di illeciti o fatti illegali. A settembre 2013 ho chiuso la megadiscarica di Malagrotta come chiedeva da anni l’Europa e non immaginavo allora che l’imprenditore Cerroni potesse essere arrestato. Subito dopo ho mandato in procura tutte le carte sulla compagnia assicurativa partecipata dal comune di Roma. E ancora: ad ottobre ho ottenuto le dimissioni di Franco Panzironi, ora agli arresti e con Alemanno Ad dell’Ama (l’azienda dei rifiuti, ndr). Diciamo che la sua visione professionale era incompatibile con la mia. Le sto dicendo solo le cose più importanti: a novembre scoprii irregolarità nei concorsi in Campidoglio, a Marzo 2014 ho trasmesso in procura gli atti relativi ad un immobile al Pincio che Alemanno aveva dato in concessione gratuita (protocollo mai ratificato dall’assemblea capitolina, ndr) alla Roma Capitale Investments Foundation, della cui presidenza faceva parte anche un podologo amico dell’ex sindaco. Ad aprile 2014 ho chiesto l’intervento della procura su un lodo arbitrale tra la Colari di Manlio Cerroni e il comune di Roma che non avrebbe potuto essere svolto e che riconosce al proprietario di Malagrotta un risarcimento di 900 milioni per i mancati introiti futuri dopo la chiusua della discarica. Ed è un caso ancora non risolto. Stessa cosa è successa nei trasporti, per un contratto stipulato dalla giunta Veltroni con la Tevere Tpl che ora chiede al comune 77 milioni di euro come ricalcolo della cifra concordata addirittura anche sul pregresso. Potrei continuare. Adesso con il presidente dell’Anac Raffaele Cantone lavoreremo per commissariare tutti gli appalti che risulteranno illegali.

Sindaco, tutto ciò riguarda le amministrazioni precedenti, ma anche durante il suo mandato sono continuati gli affidamenti diretti ad enti per alcuni servizi sociali, come i centri per immigrati o i campi rom. Il consigliere radicale Riccardo Magi e il presidente dell’associazione 21 luglio, Carlo Stasolla, sono in sciopero della fame per chiedere la chiusura del centro di accoglienza di via Visso, inumano e troppo costoso. Come pensa di voltare pagina su questi punti?

Da mesi lavoriamo anche con Magi e Stasolla per il superamento dei campi rom come anche dei residence per l’emergenza abitativa. Emergenze che io non ho più rinnovato. Sono problemi diversi, ma per esempio con una delibera ho interrotto il meccanismo che faceva spendere ai cittadini 2000/2600 euro al mese per un alloggio popolare in residence che sono ghetti, come fossero appartamenti a Piazza di Spagna.

Il suo assessore Daniele Ozzimo è indagato…

Per quanto ne sapevo io, Ozzimo stava lavorando bene proprio in questa direzione. E ora stiamo continuando a studiare un meccanismo diverso: dare alle famiglie davvero bisognose 5000 euro per trasferirsi in appartamenti da loro scelti, contribuendo all’affito per due anni con 800 euro al mese. In questo modo con gli stessi soldi aiutiamo il triplo delle famiglie e rispettiamo la loro dignità smantellando gli agglomerati-ghetto. Nello specifico delle famiglie rom che non chiedono alloggi popolari ma sono determinate a vivere nella legalità, l’idea è di partire con dei progetti di autocostruzione.

Ma l’inchiesta sul «Mondo di mezzo» ci dice che le mafie si infilano anche nelle pieghe della legalità. Non c’è un problema di macchina amministrativa da rivedere?

Infatti ho chiesto al segretario generale una relazione con tutti i curricola dei dirigenti di dipartimento, per capire se è opportuna una rotazione dei ruoli apicali, tenendo certamente conto delle competenze e rispettando chi ha fatto bene il proprio lavoro.

Quando ci sarà il rimpasto di giunta?

Sono preso da urgenze impellenti, in questo momento, ma non oltre una settimana, dieci giorni al massimo, conto di decidere sulla riallocazione dei talenti in giunta e anche sull’ingresso di figure importanti con le quali ho preso contatti. Una delle modifiche più importanti è la delega alle periferie che non ho ancora deciso se tenere per me. Però per le periferie abbiamo inserito nell’assestamento di bilancio 18 milioni e ho già dato indicazioni nel bilancio 2015 di individuare somme consistenti. E stavo ragionando anche su una delega alla legalità e alla trasparenza.

L’assessore alle politiche sociali sarà ancora Rita Cutini?

(Il chirurgo sorride come davanti a un paziente impaziente, ma non risponde, ndr).

Non ha ancora deciso?

Farà parte delle riflessioni dei prossimi giorni.

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Ha detto di non aver mai conosciuto Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno. C’è una foto che invece la ritrae con lui.

Durante la campagna elettorale ho visitato quella cooperativa che, dal mio punto di vista, faceva un lavoro utile alla collettività con il reinserimento sociale dei detenuti. Le foto che girano anche con Buzzi sono state scattate in quell’occasione quando ho incontrato anche tante persone che lavorano nella cooperativa e che oggi scoprono la verità, come tutti noi, sul loro responsabile. Con Buzzi non ho avuto conversazioni di lavoro né quel giorno né mai. Incredibilmente, si tenta ancora una volta di alzare un polverone su una visita pubblica e alla luce del sole proprio mentre escono intercettazioni della mafia in cui si parla di farmi fuori.

Ha deciso se accettare la scorta?

No, non ho avuto ancora non dico una notte ma nemmeno qualche ora di serenità per discuterne con la mia famiglia, perché la presenza di una scorta è un peggioramento della qualità della vita non solo per me. Mi faccia dire però che più che pensare di dare le scorte a Marino, bisognerebbe pensare a toglierla a chi non ne avrebbe bisogno.

Parla di Gianni Alemanno, ora indagato?

Faccia lei.

L’assemblea capitolina ha eletto il nuovo presidente, dopo le dimissioni di Mirko Coratti, indagato, e il vice. Lei come ha votato?

Sono contento per il segno di discontinuità. Nonostante l’ottimo lavoro, la grande serietà e diligenza di Franco Marino, volevo avere per la prima volta nella storia di Roma due donne. Sono stato il primo sostenitore di Valeria Baglio, donna equilibrata e una madre che conosce le difficoltà e le gioie della vita quotidiana nella nostra capitale. Oltre ad aver dimostrato caratteristiche da leader.

Ora il suo partito si stringe come un sol uomo attorno a lei. Ma negli scorsi mesi da chi si è sentito meno appoggiato, dal Pd romano o dal Nazareno?

Dal Pd romano ho ricevuto critiche severe, sia pur logiche all’interno del dibattito politico. Dal Pd nazionale ho ricevuto invece incoraggiamento, sostegno, supporto, aiuto, disponibilità. Anche con decisioni storiche come l’inserimento nella legge di Stabilità di un fondo di 110 milioni dal 2015 per Roma, come lo hanno tutte le altre capitali europee. Non è un regalo ai romani, perché la capitale d’Italia sostiene tra l’altro i costi di 1400 eventi nazionali l’anno. Vede, io amo Papa Francesco e sono stato orgoglioso che Roma sia stata la sede per la santificazione di due papi il 27 aprile ma quell’evento è costato ai romani 7 milioni di euro.

C’è stata una regia nera, secondo lei, dietro le rivolte delle periferie romane?

Io non sono un investigatore ma penso che un gruppo di persone che nascoste dai passamontagna organizza una rivolta tirando tra le 60 e le 80 bombe carta non è formato da semplici cittadini, seppure esasperati. E poi, la successiva sedicente «marcia delle periferie» capitanata da Gianni Alemanno non era certo un corteo di vecchiette.

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