Lavoro
Moda e caporalato, a Milano terzo caso: Dior sfrutta i cinesi
Senza Diritti La griffe francese produceva in opifici e capannoni dove i lavoratori erano in condizioni igieniche «da minimo etico». Dopo Alviero Martini e Armani, anche le borse sono vendute a prezzi spropositati
Una boutique di Dior in centro a Milano – Foto Ansa
Senza Diritti La griffe francese produceva in opifici e capannoni dove i lavoratori erano in condizioni igieniche «da minimo etico». Dopo Alviero Martini e Armani, anche le borse sono vendute a prezzi spropositati
Pubblicato 5 mesi faEdizione del 11 giugno 2024
E tre. Dopo l’Alviero Martini spa e la Giorgio Armani Operations spa, il Tribunale di Milano ha messo sotto inchiesta per caporalato nell’alta moda un altro marchio vip: la Manufactures Dior srl, ramo produttivo italiano del colosso del lusso francese. Come negli altri due casi i magistrati milanesi considerano l’azienda «incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo». L’accusa è di aver massimizzato i profitti risparmiando sul costo del lavoro, sulla sicurezza dei dipendenti e sulle procedure fiscali. Le indagini, come negli altri due casi, sono coordinate dai pm Paolo Storari e Luisa Baima Bollone...