Alias Domenica
Nadežda Mandel’štam, non ci si rende docili restando indenni
Novecento russo Nelle sue memorie, la consorte di Osip Mandel’štam si addentra con furia testimoniale nelle ombre del terrore staliniano, alternando sarcasmo e vena lirica: «Speranza contro speranza», da Settecolori
David Petrovich Shterenberg, «Biscotti», 1919
Novecento russo Nelle sue memorie, la consorte di Osip Mandel’štam si addentra con furia testimoniale nelle ombre del terrore staliniano, alternando sarcasmo e vena lirica: «Speranza contro speranza», da Settecolori
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 8 gennaio 2023
Ricordando nel 1981, da New York dove si trovava, Nadežda Mandel’štam, appena scomparsa a Mosca, Iosif Brodskij osservava come per quella donna all’apparenza fragile, costretta per decenni a una vita raminga, «lo status di persona non realizzata» fosse diventato alla fine «una seconda natura». Questo mancato compimento delle proprie potenzialità individuali era da ascriversi – secondo lui – a un dato innegabile: degli ottantuno anni della sua lunga esistenza Nadežda Jakov’levna Chazin ne aveva trascorsi diciannove come moglie «del più grande poeta russo di questo secolo, Osip Emil’evič Mandel’stam» e ben quarantadue come sua vedova – «il resto», concludeva Brodskij,...