Cultura

Nella ragnatela dello sguardo obliquo

Nella ragnatela dello sguardo obliquo

CLARICE LISPECTOR Perché tradurre le sue opere significa compiere un salto mortale. Aveva un modo di scrivere che eccedeva quella che viene considerata una scrittura canonica. Non è raro trovare un voluto uso scorretto delle forme grammaticali: trappole, vicoli ciechi per il traduttore

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 13 settembre 2018
Ogni scrittore decifra secondo le proprie poetiche la realtà, l’esperienza, la memoria, le pieghe insondabili dell’identità. A Clarice Lispector (1920–1977), la più importante scrittrice brasiliana del Novecento, raramente interessano le grandi narrazioni, gli eventi importanti della Storia. Acqua viva e Un soffio di vita, opere liminari scritte poco prima di morire, si reggono su trame quasi evanescenti, prodotto di un universo personale complesso, frantumato, profondissimo, nutrito dal dialogo costante fra gli elementi minimi – talvolta perfino insignificanti – di cui è ampiamente costellata la nostra esistenza e la dimensione abissale dell’inconscio. Spesso le biografie dei suoi personaggi sono alterate da...

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