Cultura
Nelle trame letterarie l’apologo di vite vissute
Itinerari critici Intorno ai testi recenti di Janek Gorczyca e Crocifisso Dentello. In «Storia di mia vita» (Sellerio) e «Scuola di solitudine» (La nave di Teseo), l’eco di esperienze ugualmente dure, ma anche un’attitudine narrativa ben diversa. Tra memoir e romanzo, l’educazione alla strada e quella sentimentale di due figure isolate e sofferenti
William Kentridge, «Undo Unsay» (2012)
Itinerari critici Intorno ai testi recenti di Janek Gorczyca e Crocifisso Dentello. In «Storia di mia vita» (Sellerio) e «Scuola di solitudine» (La nave di Teseo), l’eco di esperienze ugualmente dure, ma anche un’attitudine narrativa ben diversa. Tra memoir e romanzo, l’educazione alla strada e quella sentimentale di due figure isolate e sofferenti
Pubblicato 4 mesi faEdizione del 17 luglio 2024
C’è ancora un preconcetto rispetto a quelle scritture che una volta sarebbero state definite «selvagge». Tanto che Feltrinelli questi narratori della vita, molto spesso autobiografici, tra i quali il Padre padrone di Gavino Ledda, negli anni Settanta li aveva raggruppati in una collana, quella dei «Franchi narratori», dove appunto la sincerità e il racconto diretto, senza mediazioni, erano la norma. Il sospetto, allora come oggi, soprattutto di quella parte di critica letteraria sopravvissuta, anche rispetto all’autobiografismo, è che la letteratura debba essere altro, visione, allegoria, finzione, invenzione, oppure una esperienza vissuta anche nel linguaggio, dentro la forma, appunto, e non...