Italia
Nessuno è più omofobico. Al massimo omoscettico
Paradossi e pregiudizi L’antiomofobia rivela la sua potenziale deriva populista, il suo omologarsi e svuotarsi di significato
La scritta sulla chiesa valdese di Roma
Paradossi e pregiudizi L’antiomofobia rivela la sua potenziale deriva populista, il suo omologarsi e svuotarsi di significato
Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 8 giugno 2014
Ora che il Pride di Roma avvia la stagione dell’Onda Pride, si può provare a fare il punto sull’omofobia. Forse non è più vero che sia “l’ultimo pregiudizio accettabile”, come scriveva a inizio millennio Byrne Fone nella sua storia del fenomeno. In questi quattordici anni la parola “omofobia” ha guadagnato autorevolezza e perfino gli attivisti di “Manif pour tous” preferiscono fingersi sostenitori dei diritti dei gay. Anche sui temi più controversi (matrimonio, genitorialità) la posizione omofobica non è più senso comune. Deve difendersi, attaccare, accettare di venire messa in discussione. Non è più assiomaticamente rispettabile. Il problema è che è...