Lo scritto si chiude nello sconforto: “Il regno dell’odio e il desiderio di vendetta da entrambe le parti sono l’elemento più forte che dominerà il futuro prossimo. L’estremismo più sanguinario da entrambe le parti continuerà ad accompagnarci nelle prossime settimane.”
Sono frasi che colpiscono e fanno pensare. Eppure…
Mi è venuta a mente l’Irlanda del Nord e quei terribili anni di terrorismo dell’Ira e di sanguinosa repressione britannica (Bobby Sands e Bloody Sunday, ricordate la canzone degli U2 ?)
Eppure (cito da wikipedia): Dopo mesi di colloqui, promossi dal premier britannico Blair e da quello irlandese Bertie Ahern, il 10 aprile 1998 i delegati dei partiti nordirlandesi, tra cui quelli che rappresentavano i paramilitari, e cioè il Sinn Féin, il Progressive Unionist Party (PUP), braccio politico dell’UVF e l’Ulster Democratic Party (UDP), rappresentante l’UDA/UFF, firmarono l’Accordo del Venerdì Santo (Good Friday Agreement) che prevedeva la costituzione di un governo misto tra protestanti e cattolici in proporzione ai risultati elettorali e, cosa che stava particolarmente a cuore ai paramilitari, la liberazione entro 3 anni di tutti i detenuti appartenenti alle organizzazioni che avevano sottoscritto l’accordo. Da allora, a parte alcuni episodi, generalmente circoscritti al periodo estivo in cui si svolgono le tradizionali marce dei protestanti per ricordare la vittoria sui cattolici di Guglielmo III d’Inghilterra nel 1690, l’Irlanda del Nord vive un periodo abbastanza pacifico (considerato il livello di violenza del periodo dei Troubles).
Dimostrazione che quando di violenza stragi e sangue non se ne può davvero più, si possono fare patti anche tra i nemici più acerrimi, e tra stati ed organizzazioni definite fino a quel momento “terroristiche”.
Rispetto all’Irlanda, ciò che accade oggi in Palestina sembra una devastazione (su tutti i piani) ben più agghiacciante. Da questo “de profundis” ci può sollevare solo la speranza blochiana, nonostante tutto.