Internazionale
«Noi avevamo paura del mare»
Migranti Nella rotta balcanica, da Belgrado ai valichi tra Serbia e Croazia e a quello più difficile ungherese - che ora sembra accogliere tutti - parlano i profughi siriani e afghani. A fare la differenza nella solidarietà non è l’inesistente Ue, ma gruppi informali di cittadini
Soldati presidiano il muro tra Ungheria e Croazia – Ap
Migranti Nella rotta balcanica, da Belgrado ai valichi tra Serbia e Croazia e a quello più difficile ungherese - che ora sembra accogliere tutti - parlano i profughi siriani e afghani. A fare la differenza nella solidarietà non è l’inesistente Ue, ma gruppi informali di cittadini
Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 7 ottobre 2015
Ramiz mi mostra la sua fotografia davanti a un bancone illuminato. A Damasco faceva il barista. «Il Martini Dry è italiano, vero?» Sembra soddisfatto della conferma. Per arrivare qui, alla stazione degli autobus di Belgrado, ci ha messo 35 giorni. Il momento più difficile è stato il tratto in mare tra Turchia e Grecia, su un gommone. «Avevamo finito la benzina, ci ha aiutato un’altra imbarcazione». Nel parco intorno a noi ci sono alcune decine di tende, altrettante sono montate in una piccola area verde dall’altro lato della strada. Da alcune settimane, ogni giorno arrivano qui centinaia di migranti e...