Internazionale
Noi, gli epurati dell’Università
Turchia Il racconto dei professori di Izmir e Diyarbakir che hanno perso il lavoro per aver sottoscritto un appello: cinquemila licenziati, mille indagati. "Per noi curdi c'è stato un periodo d'oro, terminato nel 2014, ci era permesso di studiare la nostra lingua madre"
Proteste a Diyarbakir per il licenziamento dei professori curdi – Reuters
Turchia Il racconto dei professori di Izmir e Diyarbakir che hanno perso il lavoro per aver sottoscritto un appello: cinquemila licenziati, mille indagati. "Per noi curdi c'è stato un periodo d'oro, terminato nel 2014, ci era permesso di studiare la nostra lingua madre"
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 18 aprile 2017
Nei bar di Mardin giovani e anziani si siedono ai tavoli bevendo thé caldo. Parlano di politica e giocano a Tavla. Strategia, fortuna, due dadi e 15 pedine. L’obiettivo è bloccare i pezzi dell’avversario per crearsi un vantaggio strategico e vincere. Nella partita tra Erdogan e la società civile, una delle pedine è quella delle università. «CI HANNO LICENZIATO senza alcuna giustificazione, bloccato i passaporti e privato della possibilità di lavorare in qualsiasi ambito del settore pubblico: non abbiamo un futuro», le parole di Remezan Alan, professore di letteratura e critica letteraria curda all’università di Mardin. Sono le stesse parole...