Non c’è pace senza giustizia per l’Ucraina
Manifestiamo Le manifestazioni oceaniche per la Pace non possono lasciare alcun adito al sospetto di praticare un’olimpica equidistanza dai due contendenti. A maggior ragione di fronte al ricatto nucleare esercitato da Putin.
Manifestiamo Le manifestazioni oceaniche per la Pace non possono lasciare alcun adito al sospetto di praticare un’olimpica equidistanza dai due contendenti. A maggior ragione di fronte al ricatto nucleare esercitato da Putin.
Tutti vogliamo la manifestazione oceanica per la Pace senza bandiere di partito. E’ giusto così: bisogna evitare che partiti e gruppi politici mettano il cappello; già ora è difficile ricordare chi ha fatto la prima proposta.
Tanto sbandierate sono state le adesioni che vi si sono sovrapposte. Ma va scongiurato il rischio che “senza bandiere” significhi “senza idee”. La Russia di Putin ha portato la guerra dentro e contro l’Ucraina. L’Ucraina ha la sola colpa di difendersi. Sotto il contrattacco degli aggrediti la Russia di Putin ha scoperto che i suoi soldati, gettati in guerra senza saperlo, sono restii a combattere; e a farli andare avanti non bastano i ceceni che fucilano disertori e soldati svogliati. Con la farsa del referendum i territori annessi ma non controllati sono dichiarati russi e quindi difendibili con ordigni nucleari.
In attesa della Bomba le avanzate ucraine vengono punite con l’uso sistematico della rappresaglia sui civili, ovunque si trovino, anche a centinaia di chilometri dal fronte. In realtà fin dall’inizio della guerra l’esercito russo si vendica della propria impotenza con le stragi sulla popolazione indifesa; Bucha è solo la prima di una lunga serie. Ma ora ogni volta che la prima linea cede i generali russi, sapendo bene di non avere rincalzi validi, rispondono con i missili mirati su obbiettivi civili. Qui il paradosso è completo: la propaganda russa che ha giustificato la guerra di aggressione sostiene ora che le azioni di autodifesa ucraina sono atti di terrorismo. Nella martoriata Ucraina c’è un solo terrorismo, praticato ogni giorno dalla Russia di Putin.
Perciò le manifestazioni oceaniche per la Pace non possono lasciare alcun adito al sospetto di praticare un’olimpica equidistanza dai due contendenti. A maggior ragione di fronte al ricatto nucleare esercitato da Putin.
Lasciar pensare (qualcuno lo pensa) che anche l’autodifesa ucraina condivida la responsabilità del minacciato olocausto significherebbe chinare la testa davanti a qualsiasi sua futura replica. Il ricatto nucleare ha poi nell’immediato una conseguenza insidiosa: induce una parte cospicua della nostra opinione pubblica a confondere la cessazione del conflitto con la Pace.
Immaginiamo per pura ipotesi che il conflitto venga interrotto di colpo e che niente altro venga stabilito. Tutti i paesi non direttamente coinvolti tirerebbero certo un sospiro di sollievo: l’olocausto nucleare sarebbe per il momento scongiurato, e tanto basti. Ma l’Ucraina resterebbe con le sue immense rovine urbane e industriali, il suo territorio dissestato, la sua agricoltura inquinata, le sue decine di migliaia di morti, feriti e invalidi, le sue incalcolabili difficoltà di ricostruzione. Sarebbe questa la Pace?
In realtà ciò che dovremmo chiamare Pace non è solo il deserto reso, si fa per dire, sopportabile dall’assenza di conflitto, ma la possibilità reale di una rinascita. La Pace Giusta può essere fondata solo dal ritiro completo dell’esercito russo dai territori invasi, dalla sanzione delle responsabilità russe e dalla piena soddisfazione delle riparazioni di guerra.
I danni materiali immensi provocati dalla Russia di Putin dovranno essere riparati uno per uno. E sarebbero solo una parte della sventura provocata, perché resterebbero comunque i lutti, lo smembramento delle famiglie, i colpi irreparabili al destino delle persone. Le manifestazioni per la Pace dovrebbero dichiarare con la massima chiarezza che la Pace Giusta va imposta alla Russia di Putin. Le manifestazioni dovrebbero circondare pacificamente le sedi diplomatiche russe, in un assedio ideale tanto più persuasivo quanto più disarmato. Senza bandiere di partito ma con striscioni, cartelli, magliette, altoparlanti, megafoni, voci umane che ripetano la parola d’ordine classica di tutte le manifestazioni pacifiste del secolo scagliata ora contro il terrorismo dello zar: Putin go home!
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