Italia
Ora d’aria, col mondo fuori
Carcere «Qua si parla molto meridionale, tutti salutano ad alta voce e dicono ’Buongiorno’. Mi ricorda quasi la cortesia "della strada" tipica del Sud, dove anche tra sconosciuti ancora ci si saluta». Un volontario entra per la prima volta in un qualunque penitenziario di una qualunque città. E lo racconta
Carcere «Qua si parla molto meridionale, tutti salutano ad alta voce e dicono ’Buongiorno’. Mi ricorda quasi la cortesia "della strada" tipica del Sud, dove anche tra sconosciuti ancora ci si saluta». Un volontario entra per la prima volta in un qualunque penitenziario di una qualunque città. E lo racconta
Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 12 maggio 2016
Arrivo presto sabato mattina, sono in anticipo. Fatico un po’ a trovarlo, la zona è immersa nel verde. A prima vista, è un enorme blocco di cemento, non così grigio quanto mi aspettavo. Per arrivare all’ingresso bisogna percorrere una strada d’asfalto malmessa, costeggiata da alberi e vegetazione spontanea su un lato. Dall’altro il parcheggio delle auto. Arrivo al «muro di cinta». Saprò solo in seguito che si chiama così. Un grande spiazzo d’asfalto presiede il gabbiotto delle guardie. Mi avvicino e chiedo se sia quello l’unico punto d’ingresso. Mi guardano corrugando il viso e mi chiedono: «In che senso ingresso?...