Cultura
Per mano con Angela Davis, Chinua Achebe e Muhammad Ali
Castellazioni critiche Fin dai primi romanzi la scrittrice «relegò il mondo bianco in zona periferica; piazzò al centro la vita dei neri, al centro di tutto mise le donne nere», ricordava nel 2003 Hilton Als sul "New Yorker"
Toni Morrison con Angela Davis nel ’74 foto di Jill Krementz
Castellazioni critiche Fin dai primi romanzi la scrittrice «relegò il mondo bianco in zona periferica; piazzò al centro la vita dei neri, al centro di tutto mise le donne nere», ricordava nel 2003 Hilton Als sul "New Yorker"
Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 7 agosto 2019
Non finiremo mai di ringraziare Toni Morrison. Sia per dei capolavori assoluti come La canzone di Salomone (1977), Amatissima (1987) e Jazz (1992) e per romanzi più complessi ma non per questo meno godibili, come Paradiso (1997), Amore (2003), Il dono (2008). La ringrazieremo, sempre, anche per Giochi al buio (1992), un’analisi della «presenza africanista» nei romanzi di Edgar Allan Poe, Herman Melville, Willa Cather ed Ernest Hemingway capace di ridimensionare ogni opera del canone letterario bianco nordamericano. E non smetteremo di ringraziarla, Morrison, per aver curato con l’acume politico che la contraddistingueva, e ben prima della nascita del movimento...