Italia
Quo vadis Roma?
Dalla modernità post-bellica, che includeva le nuove periferie, all’epoca neoliberista della «stagione dei sindaci» (Veltroni e Rutelli), fino a oggi dove il tessuto urbano e sociale è disgregato in una miscela esplosiva
Il dittico Porta di Roma, in basso Tor Pagnotta, le due foto fanno parte del progetto "Sacro Gra", che comprende il film di Gianfranco Rosi vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia, il libro di Nicolò Bassetti e Sapo Matteucci edito da Quodlibet e una mostra – Filippo Brancoli Pantera
Dalla modernità post-bellica, che includeva le nuove periferie, all’epoca neoliberista della «stagione dei sindaci» (Veltroni e Rutelli), fino a oggi dove il tessuto urbano e sociale è disgregato in una miscela esplosiva
Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 27 marzo 2014
Su Roma, a partire dal secondo dopoguerra, sono state svolte diverse e importanti narrazioni. La prima, tra il 1943 e il 1955, è quella dei film neorealisti di Visconti, Germi, De Sica, De Santis,. Una Roma post-bellica, una città provinciale che coincideva con la sua parte storica ancora non colonizzata dai turisti. Qualche anno dopo, tra il 1950 e il 1960, il genio profetico di Pasolini è riuscito a rappresentare la grande trasformazione di quegli anni: la fine di un mondo contadino e il dramma del sottoproletariato urbano, entrambi in via di cancellazione dalla storia con l’avvento delle prime manifestazioni...