Internazionale
Rojava guarda all’Onu e a Damasco. Erdogan «congela» l’attacco
Siria Dopo l'annuncio del ritiro Usa, il Kurdistan siriano si prepara a difendersi dalla Turchia. E mette in guardia: saremo costretti a sospendere la lotta all'Isis e 3.200 prigionieri islamisti potrebbero fuggire. L'Eliseo promette sostegno, ma a rischio c'è il più riuscito modello di democrazia del Medio Oriente
Truppe statunitensi di stanza nel nord della Siria
Siria Dopo l'annuncio del ritiro Usa, il Kurdistan siriano si prepara a difendersi dalla Turchia. E mette in guardia: saremo costretti a sospendere la lotta all'Isis e 3.200 prigionieri islamisti potrebbero fuggire. L'Eliseo promette sostegno, ma a rischio c'è il più riuscito modello di democrazia del Medio Oriente
Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 22 dicembre 2018
Giovedì, poco dopo l’annuncio del ritiro Usa dalla Siria, in 100mila si sono presentati alla base della coalizione anti-Isis a guida statunitense a Kobane. Curdi, arabi, armeni, turkmeni sono arrivati da Manbij, Raqqa, Ayn Isa con un identico messaggio, racchiuso nella lettera consegnata dal cantone di Kobane ai militari Usa: «Non accettiamo sporchi negoziati su di noi. Non accettiamo l’invasione dello Stato turco». A Rojava, il Kurdistan siriano, sanno bene che significa il ritiro dei marines, consapevolezza rafforzata dalle indiscrezioni sul contenuto della telefonata tra i presidenti Trump ed Erdogan di una settimana fa: la Casa bianca avrebbe chiesto ad...