L’emergere del contrasto tra il presidente Zelensky e il capo dell’esercito Zaluzhny è un sintomo di quella “stanchezza” dei supporter occidentali nel continuare a sostenere l’Ucraina, di cui parlava Giorgia nella telefonata dei comici russi finti africani. Ma anche e soprattutto è un sintomo del fallimento delle scelte politiche e militari del comico presidente, nell’aver costretto il suo paese in una lunga guerra che, come era chiaro fin dal principio, non avrebbe potuto vincere. E il generale comandante Zaluzhny, che ha la responsabilità delle vite dei suoi uomini, con la sua presa di posizione cerca di separare le proprie dalle responsabilità di un presidente in evidente affanno. Il suo tentativo di collegare le sorti ucraine a quelle israeliane con l’annunciata e poi smentita visita a Netanyahu, è un altro patetico segno delle difficoltà in cui si dibatte. Come lo è anche il rinvio delle elezioni presidenziali che avrebbero dovuto tenersi nel marzo dell’anno prossimo.
Manca ancora un elemento affinché il presidente in mimetica passi alla storia, che si coaguli in forma organizzata un forte dissenso popolare. Ma è solo questione di tempo. Quando i supporters lo riterranno non più utile alla causa, il dissenso popolare si manifesterà nelle piazze di Kiev.