Internazionale
Salari da fame e zero diritti, i rider turchi spengono i motori
Turchia Da sei giorni corrieri in sciopero in tutto il paese: vogliono l'iscrizione al sindacato e la fine della precarietà. Decine di migliaia costretti ad aprire la partita Iva, ma con l'inflazione alle stelle le spese sono insostenibili
Ankara, i ciclofattorini della compagnia turca Yemek Sepeti protestano a bordo dei loro scooter per i salari troppo bassi – Ap/Adem Altan
Turchia Da sei giorni corrieri in sciopero in tutto il paese: vogliono l'iscrizione al sindacato e la fine della precarietà. Decine di migliaia costretti ad aprire la partita Iva, ma con l'inflazione alle stelle le spese sono insostenibili
Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 8 febbraio 2022
In Turchia sono in sciopero da sei giorni migliaia di corrieri e rider in diverse città del Paese. Chiedono un aumento giusto del loro stipendio, una condizione contrattuale corretta e il riconoscimento del diritto d’iscriversi a un sindacato. Prima di tutti sono stati i corrieri della Trendyol Express a scioperare, il 24 gennaio, contro l’aumento dell’11% proposto dall’azienda: dopo una settimana di resistenza hanno ottenuto il 39%. Nei giorni successivi hanno deciso di scioperare anche i lavoratori delle aziende HepsiJet, Getir (da poco anche in Italia), Scotty, Aras Kargo, Sürat Kargo, Yurtiçi Kargo e Yemeksepeti Banabi. Si tratta di quei...