Italia

San Vittore, da carcere a centro di accoglienza

San Vittore, da carcere a centro di accoglienzaLa mappa del carcere di San Vittore disegnata nel 1950 da un detenuto, in mostra nell’ufficio del direttore – E. Ma.

Dopo le rivolte del marzo 2020, il centro clinico è stato trasformato in hub Covid - e oggi vaccinale - per tutti i detenuti della Lombardia, con l’aiuto di Medici senza frontiere. Reportage dalla casa circondariale milanese che per molti è un punto di partenza. Il direttore, Giacinto Siciliano: «Qui arrivano persone alle quali manca tutto: soldi, biancheria intima, cambi, parenti. Su 146 persone con disturbi psichiatrici, almeno 100 sono passate per i campi libici. Oltre il 70% degli 800 reclusi è straniero, molti arrestati per mancanza di documenti o resistenza. Il 20% ha violato la legge sulla droga; 400 dichiarati, i tossicodipendenti».

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 16 novembre 2021
Eleonora Martini INVIATA A MILANO
«Sono orgoglioso di come è stata affrontata l’emergenza Covid, qui da noi. I volontari di Medici senza frontiere sono stati eccezionali: fin dall’inizio si sono trasferiti qui dentro per un mese e mezzo per sensibilizzare il personale e i detenuti, insieme abbiamo informato e gestito la crisi pandemica. Parte della campagna vaccinale l’abbiamo fatta proprio qui, tra le mura di San Vittore». Giacinto Siciliano è stato per tanti anni direttore di Bollate e di Opera, ma è qui che ha messo un pezzo di cuore, in modo proporzionale al sudore versato, nel carcere più antico di Milano (e non solo)...

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