Scuola

Scuola, realtà e finzioni dell’autoritarismo di Renzi

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"Buona Scuola" Sulle decine di migliaia di docenti costretti a emigrare il governo spe­ri­menta una gestione del «capi­tale umano» ispi­rata al comando: la forza-lavoro dev’essere muta e disci­pli­nata. i diritti sono una con­ces­sione. Chi pro­te­sta è un “culo di pie­tra” o un ingrato. Ma la realtà è un’altra. Domani e domenica assemblea nazionale a Bologna del movimento "No Buona Scuola"

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 4 settembre 2015
Il problema non è solo il trasferimento obbligatorio (definito con l’orribile e improprio concetto di «deportazione») o il lavorare lontano da casa e dagli affetti. Sui 7 mila prof costretti a emigrare dal Sud (saranno molti di più a novembre, un numero ancora imprecisato tra i 15 e i 30 mila) si sta sperimentando una nuova idea di gestione del «capitale umano». Non è solo una questione di efficienza, ma di comando: La forza-lavoro dev’essere muta e disciplinata. La scuola per Renzi è importante. Lui dice: «io ti do un lavoro» – non è una concessione, i precari della scuola...

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