Alias Domenica
Sereni, oblio a Francoforte con le belve pacate
Ottobre ’63. Alla Fiera del Libro come dirigente Mondadori, Vittorio Sereni fa i conti al vivo con un Paese che «dimentica» attraverso il benessere cosmpopolita: ma per lui è ancora sinonimo di buio, sangue e distruzione. Il disagio è un grumo viscerale, che darà forma a dei testi claustrofobici
Georg Baselitz, «Der Abgarkopf», 1984, Städtische Galerie Karlsruhe, Sammlung Garnatz
Ottobre ’63. Alla Fiera del Libro come dirigente Mondadori, Vittorio Sereni fa i conti al vivo con un Paese che «dimentica» attraverso il benessere cosmpopolita: ma per lui è ancora sinonimo di buio, sangue e distruzione. Il disagio è un grumo viscerale, che darà forma a dei testi claustrofobici
Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 23 agosto 2015
L’albergo è di quelli tradizionali ma debitamente rammodernato, con una cura che non ne compromette la vetusta comodità: la porta d’ingresso è girevole e di vetro trasparente, l’insegna ha una testa di cavallo stilizzata che rammenta la pedina degli scacchi mentre il nome, Savigny Hotel, ha la funzione di acclimatare lo straniero in terra tedesca evocando uno spirito cosmopolita, e francofono addirittura, a poco più di quindici anni dalla fine della guerra. Intorno all’Hotel, nuove arterie di circonvallazione e larghe chiazze di verde che non si sa se originarie o residuate dai bombardamenti angloamericani. Questa è Francoforte sul Meno in...