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Sotto i tetti (classisti) di Wimbledon pioggia e lunghi match

Sotto i tetti (classisti) di Wimbledon pioggia e lunghi matchLorenzo Musetti – foto Ansa

Tennis Solo i big giocano sotto le coperture, spicca la qualità di Musetti, tra Berrettini e Sonego un derby di tre giorni

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 luglio 2023

A Wimbledon, nella terra dei monarchi, non tutti vivono sotto lo stesso tetto. Vi sono gli aristocratici che possono usufruire di una bella copertura mobile e giocare anche con la pioggia incessante, e altri (la maggioranza) costretti a trovare riparo negli spogliatoi in attesa che dal cielo smetta di cadere acqua sui restanti sedici campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club.
Lo Slam più prestigioso quest’anno ha subito gravi ritardi, soprattutto a causa delle precipitazioni che martedì hanno impedito a gran parte di tenniste e tennisti di calpestare i prati ancora verdi. Con il programma stravolto, gli organizzatori sono stati obbligati ad ammucchiare partite sia mercoledì, sia giovedì.

I TETTI, istallati nel Centre Court e nel Campo 1, sono stati costruiti apposta per evitare continue interruzioni dalla durata incerta. Quelle coperture, però, sono eccezionali nella seconda settimana del torneo quando le partite sono decisamente di meno e si possono democraticamente spalmare sui due preziosi terreni, ma rendono irregolare la prima parte della competizione poiché a usufruirne sono solo i cosiddetti big. E, infatti, ieri mentre i vari Novak Djokovic, Jannik Sinner (atteso oggi dal francese Quentin Halys) e Iga Swiatek, dopo un bell’allenamento e un massaggio potevano girare indisturbati con le infradito e tenere in mano un bel cocktail rigorosamente analcolico, molti dei loro colleghi come Alexander Zverev, Alex De Minaur, Karolina Muchova e Bianca Andreescu, per limitarci ai nomi più noti, si sono trovati ad affrontare il primo turno con la certezza di altri sforzi a breve termine, a parte il norvegese Casper Ruud che è riuscito nell’impresa di perdere con l’inglese Liam Broady.
I due campi principali, evidentemente, non solo hanno la copertura dei tetti ma anche le spasmodiche attenzioni di televisioni e piattaforme Internet. E dunque la competizione cede il passo alle esigenze dello spettacolo e di una concezione dello sport vagamente egemonica.

In questo contesto, il tanto atteso derby italiano tra Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego è durato ben tre giorni. Un set martedì, due più un paio di giochi mercoledì e poi il gran finale giovedì. A sorpresa, per come era andato lo stesso match poco più di tre settimane fa sui prati di Stoccarda, con una sonora batosta subita dal romano, a prevalere è stato proprio Berrettini, il finalista del 2021 e uno dei grandi favoriti lo scorso anno, ma costretto a rinunciare causa positività al Covid.

NONOSTANTE la forma precaria, gli addominali che non danno tranquillità e la scarsa attitudine alle partite, Berrettini è riuscito in 72 ore a rimontare e a prevalere su un Sonego che in molti davano per favorito. Ha vinto quello col curriculum migliore sull’erba e che è riuscito, oltre che a servire in modo impeccabile, a trovare le migliori risposte, in particolare nel secondo e nel decisivo quarto set terminati con l’identico punteggio di 6-3. Nel primo e terzo parziale, invece, i due italiani si sono equamente divisi i tiebreak. Ora ad attendere il vincitore, un ostacolo abbastanza duro, l’australiano De Minaur, buon giocatore, un po’ leggero, ma agile sui prati e avvantaggiato dall’avere di fronte un avversario che non può essere considerato pienamente a posto.

CHI AVANZA spedito è Lorenzo Musetti (prossimamente contro il temibile polacco Hubert Hurkacz). I primi due ostacoli non erano impossibili, anzi. Però quando il giovane campione di Carrara prende in mano la racchetta, è sempre un piacere vederlo. Un genio in azione che non nutre rancori nei confronti di palline e terreni di gioco, cercando soluzioni impreviste e, per fortuna, col passare del tempo, persino concrete. Con il peruviano Juan Pablo Varillas e lo spagnolo Jaume Munar si sono già visti con ampio anticipo i punti più belli del torneo, Aleksandr Bublik permettendo. Perché il russo naturalizzato kazako è un altro di quei pochi che bisogna tifare a prescindere, a maggior ragione dopo che Nick Kyrgios ha dovuto rinunciare a difendere la finale dello scorso anno. Anche Bublik ha superato i due turni e si spera che batta il tedesco Maximilian Marterer per conservare un po’ di fantasia all’aperto o sotto i tetti di Wimbledon.

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