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The Donald ripete lo schema: si dichiara innocente e perseguitato

The Donald ripete lo schema: si dichiara innocente e perseguitato

Guai giudiziari La prima udienza per questo caso è fissata per il 28 agosto, cinque giorni dopo il primo dibattito per le primarie repubblicane

Pubblicato più di un anno faEdizione del 5 agosto 2023

Come è ormai di prassi, anche per le accuse riguardanti l’insurrezione al Campidoglio del 6 gennaio 2021, Trump si è dichiarato non colpevole. La giudice lo ha rilasciato con la condizione che non parli del caso con dei testimoni degli eventi di quei giorni, e su questo punto è stata molto chiara con l’ex presidente che ama parlare con le persone, sia personalmente che tramite social media, ponendo una restrizione che per Trump potrebbe rivelarsi particolarmente difficile da rispettare.

La prima udienza per questo caso è fissata per il 28 agosto, cinque giorni dopo il primo dibattito per le primarie repubblicane, andando incontro ai desideri del procuratore speciale Jack Smith che aveva detto di volere un “processo rapido”, al contrario degli avvocati di Trump che hanno contestato la rapidità del procedimento.

Una volta fuori dal tribunale, parlando ai giornalisti, Trump ha definito il giorno della sua incriminazione un “giorno molto triste per l’America”, e ha descritto l’accusa come la “persecuzione di un avversario politico”.

Tutta la procedura della messa sotto accusa di Trump ha seguito un copione che continua ad essere ripetuto: Trump arriva da Mar-a-Lago, le macchine dei media seguono quelle della sua scorta fino al tribunale, il tycoon entra da un ingresso secondario e raggiunge un un’aula dove i giornalisti non sono ammessi, si dichiara non colpevole, esce, rilascia una dichiarazione di fuoco, e poi torna in Florida. 

Fra due settimane il copione dovrebbe ripetersi in Georgia per il quarto e probabilmente ultimo processo penale. 

Nonostante tutti i guai giudiziari Trump resta resta il candidato principale alle primarie repubblicane, con i sondaggi che parlano di un indice di gradimento del 54% all’interno del Gop.

Questi numeri, oltre a demoralizzare gli altri candidati, continuano a fomentare la convinzione di Trump che il ruolo di presidente lo abbia posto al di sopra della legge.  Nel 2019, riferendosi al secondo articolo della costituzione Usa, durante un comizio rivolto ai giovani repubblicani, The Donald aveva affermato: “Ho dalla mia un articolo II, in cui ho il diritto di fare quello che voglio come presidente”.

Tutt’ora Trump continua ad agire come se fosse ancora nel 2019, e nelle sue residenze private i membri dello staff devono rivolgersi a lui come “mister President”, nonostante il cambio di guardia a Washington. Secondo voci riportate da U-media Usa, il tycoon avrebbe espresso una grande irritazione per il fatto che la giudice di Washington si sia rivolta a lui chiamandolo semplicemente “signor Trump”.

Non sarà facile fare capire al cittadino Donald Trump che il suo status lavorativo è mutato e la linea di difesa che sembrano volere abbracciare i suoi avvocati pare basarsi non su un’immunità che il loro cliente non ha più, ma su “l’intento e il diritto alla libertà di parola’.

Nell’atto di accusa Smith ha usato il termine “consapevolmente” più di 30 volte, sostenendo che Trump ha intrapreso un “piano criminale” per rimanere al potere, essendo ben consapevole che la storia del broglio elettorale fosse una bugia.

In risposta John Lauro, uno degli avvocati di Trump, a ha dichiarato a Fox News di volere “provare a dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che Donald Trump credeva in quello che diceva su i brogli”.

Intanto però aumentano i repubblicani di alto profilo che si distaccano pubblicamente dalla teoria delle “elezioni rubate” che Trump continua s sostenere.

Dopo un lungo tergiversare, il governatore della Florida Ron DeSantis, anche lui candidato alle primarie Gop, ha riconosciuto che l’elezione non è stata rubata, contraddicendo direttamente Trump e i suoi sostenitori.

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