Internazionale
Tunisia tra le braccia del califfo
Il giorno dopo il massacro di Sousse Il premier Essid adotta il pugno di ferro: 80 moschee chiuse, siti archeologici blindati e turisti guardati a vista. Il paese che esporta più combattenti verso la guerra in Mesopotamia prova a rassicurare il mondo dei vacanzieri per salvare il 7% del suo Pil. Dal 1° luglio uomini armati sulle spiagge e negli hotel
Il viale insanguinato che porta al Riu Imperial Marhaba di Sousse – LaPresse
Il giorno dopo il massacro di Sousse Il premier Essid adotta il pugno di ferro: 80 moschee chiuse, siti archeologici blindati e turisti guardati a vista. Il paese che esporta più combattenti verso la guerra in Mesopotamia prova a rassicurare il mondo dei vacanzieri per salvare il 7% del suo Pil. Dal 1° luglio uomini armati sulle spiagge e negli hotel
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 28 giugno 2015
Ottanta moschee chiuse, turisti e siti archeologici presidiati dall’esercito, zone militari chiuse tra le montagne e ricompense per chiunque fornisca prove di attività terroristiche. È la risposta del governo tunisino, a 24 ore dal brutale attacco nel resort di Riu Imperial Marhaba, nella località turistica di Port el Kantaoui a Sousse. L’obiettivo è rassicurare il mondo, quello del turismo occidentale che permette all’economia tunisina di restare a galla e incassare un 7% di Pil, già crollato dal 15% dell’epoca pre-rivoluzione. Dopo l’attacco del 18 marzo al museo del Bardo, il massacro nel secondo venerdì di Ramadan rischia di interrompere il...