Un po’ di Ardenne in mezzo alla Sicilia
Contagiro 2018/Tappa 4 La gara si infiamma nel circuito cittadino di Caltagirone. Fa eccezione la Lotto di Tim Wellens, che rimonta Battaglin e Woods e trionfa a braccia alzate
Contagiro 2018/Tappa 4 La gara si infiamma nel circuito cittadino di Caltagirone. Fa eccezione la Lotto di Tim Wellens, che rimonta Battaglin e Woods e trionfa a braccia alzate
Il Giro d’Italia ritrova l’Italia, dopo tre giorni di spot turistico in terra d’Israele.
Si sbarca in Sicilia, sponda orientale, e da Catania ci si addentra verso Caltagirone, con il gruppo che apre uno squarcio colorato in questa che è sempre più terra di ciclismo.
Uno squarcio di verità lo aprì, in una terra di oppressione, Peppino Impastato, suicidato dalla mafia giusto quarant’anni fa, un 9 maggio. Il corpo brutalizzato malamente sulla scarpata della ferrovia nei pressi di Chinnici, ed una voce spenta. Alle spalle, una vita in rottura con la gerarchia dell’oppressione, quella del boss Tano Seduto su Chinnici, e quella del padre, amico di Luciano Liggio e delle amiche sue. Accanto a Peppino, prima e dopo, mamma Felicia, mamma coraggio come tante madri delle vittime di mafia. Come Francesca Serio, madre di Salvatore Carnevale, sindacalista socialista ucciso dai gabellotti al servizio dei signori.
Come Rosa, che si era trovata in dono Placido Rizzotto, che proprio Liggio s’era incaricato d’accoppare. Piccolo il mondo di questa Sicilia profonda, e grandi le speranze suscitate da questi nuovi Garibaldi, che nel dopoguerra avevano guidato le processioni proletarie, a cavallo e con la bandiera rossa, a rendere vera l’utopia ancestrale dell’occupazione delle terre per chi le aveva sempre lavorate.
A ricordare al gruppo la recente scampagnata in Medio Oriente rimane solo il pino d’Aleppo, che punteggia i muri a secco lungo la carreggiata prima di arrendersi ai boschi di leccio
degli Iblei. Per il resto è corsa dura.
E così, dopo 230 km di continuo mangiaebbevi, la gara si infiamma nel circuito cittadino di Caltagirone, un labirinto di cui le squadre stentano a tenere il filo. Fa eccezione la Lotto di Tim Wellens, al quale, non certo per il clima, ma per il tipo di percorso, pare di andare a spasso nelle Ardenne, terreno suo di caccia preferito. Rimonta quindi, il belga, Battaglin e Woods, e trionfa a braccia alzate.
Tra i big, sullo strappo maligno che fa da rampa di lancio al vincitore, non mostra cedimenti Dumoulin. Meno bene Aru, e paga Froome, nei cui confronti l’ufficio facce dirama dispacci minacciosi, anche se lui a bocce ferme minimizza.
Se c’è una cosa che destabilizza l’ordine imposto dall’armata Sky, massiccia ma di solito impacciata di fronte agli imprevisti, è la guerra di corsa, già s’è detto. Sarà per quello,
sarà per le sbucciature che porta sulle gambe, sarà per una condizione ballerina, ma già si trova a dover rincorrere, e non c’è abituato.
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